Più che l’inchiesta sui camici in sé, in queste ore a far discutere è il tentativo di mettere un bavaglio alla trasmissione Report da parte del governatore Attilio Fontana. Dopo l’annuncio dei contenuti della puntata, andata in onda ieri sera su Rai 3, il presidente della Lombardia ha pensato bene di querelare il programma tv condotto da Sigfrido Ranucci (nella foto), diffidando la Rai dal mandare in onda il servizio. Poi, per non farsi mancare nulla, ha querelato pure Il Fatto Quotidiano che, due giorni prima, ha anticipato i contenuti del servizio.
Una mossa che, come spesso accade in casi simili, rischia di trasformarsi in un boomerang perché anziché calmare le acque, ha fatto insorgere praticamente tutti. A partire dal consigliere di amministrazione Rai, Riccardo Laganà, che su Twitter ha tuonato: “Continua l’insopportabile tentativo di bavaglio da parte di alcuni politici allergici al giornalismo di inchiesta e del #serviziopubblico #Rai. @reportrai3 non si può e non si deve recintare. Sono certo che anche il Presidente della #Rai si esporrà a tutela di #Report”.
Aspettativa, questa, che al momento è rimasta delusa perché il vertice della Rai non ha ancora preso ufficialmente posizione. A pensarla come Laganà, però, è la senatrice del Partito democratico e membro della Commissione Vigilanza Rai, Valeria Fedeli, secondo cui la richiesta del governatore Fontana di non mandare in onda la trasmissione è “inaccettabile”. Anzi secondo la parlamentare, il governatore “dovrebbe vedere il programma” perché “i giornalisti fanno il loro mestiere e forniscono i dati con grande correttezza, specie quelli di Report” poi “se il presidente della Regione Lombardia riterrà che ci sono dati non veri, si confronterà e farà le sue denunce”.
AUTOGOL LEGHISTA. Ma c’è di più perché la richiesta di Fontana si è trasformata in un vero e proprio autogol politico che, strano ma vero, sembra aver ottenuto un solo risultato: il ricompattamento della minoranza in Lombardia. Con una lettera inviata al presidente del consiglio regionale, Alessandro Fermi, i capigruppo Fabio Pizzul dei dem, Andrea Fiasconaro del Movimento 5 Stelle, Niccolò Carretta di Lce, Patrizia Baffi di Italia Viva e Michele Usuelli di +Europa, hanno chiesto che il governatore venga chiamato al più presto per riferire in Aula. Nella lettera i consiglieri raccontano di aver “appreso da alcune anticipazioni della stampa che l’oggetto della trasmissione televisiva Report riguarderebbe l’acquisizione di dispositivi medici (sistemi di protezione per il personale sanitario) da parte di Regione Lombardia per un valore di 513 mila euro, attraverso la piattaforma Aria”.
Ma tenuto conto che, prosegue la missiva, “la fornitura del materiale effettuata da Dama SpA è stata acquisita dalla regione come donazione avendo la società stessa il 20 maggio comunicato ad Aria Spa di aver deciso di trasformare il contratto di fornitura del 16 aprile 2020 in una donazione, cosa che effettivamente si concretizza il 22 maggio, e avendo sempre la stampa paventato un possibile conflitto di interesse tra il Presidente della Giunta regionale e la proprietà dell’azienda, i sottoscritti Consiglieri regionali chiedono che il Presidente della Giunta regionale venga a riferire in Aula sull’effettivo svolgimento dei fatti” per “fugare ogni ombra di dubbio” sull’accaduto “e puntualizzare eventuali errori o inadempienze intervenute nel corso dei fatti”.
Ben più duro il consigliere lombardo del M5s, Massimo De Rosa, che ha dichiarato: “Fontana si faccia da parte. Adesso abbiamo anche donazioni a pagamento! Una gara non gara avvenuta ad insaputa dei protagonisti ma per errore dei collaboratori e quindi, a quanto pare quella che doveva essere una donazione si è trasformata in acquisto per poi ritrasformarsi in donazione, magie che solo i leghisti possono fare nonostante intorno a loro ci fossero migliaia di morti”. A fargli eco anche il capogruppo del Movimento 5 stelle Lombardia, Marco Fumagalli, che ha dichiarato: “Quante balle dobbiamo ancora ascoltare? Quanti atti maldestri dobbiamo ancora vedere. Fontana dovrà riferire in Consiglio regionale sulla vicenda dei camici”.