di Massimiliano Lenzi
Moratoria o morituri? Sì, perché a guardare la giornata di ordinaria follia vissuta ieri dal Pd c’è da restare sgomenti. Sembrava fosse il mercoledì della linea dura tanto che il senatore Luigi Zanda aveva, di buon mattino, apostrofato le richieste del Pdl riguardo una moratoria ai lavori del Parlamento in segno di protesta contro la decisione della Cassazione (di fissare al 30 luglio la decisione sul processo Mediaset) così: “Il Parlamento non può assolutamente sospendere i suoi lavori”. Ed invece poche ore dopo la richiesta del Popolo della libertà – di approvare la sospensione dei lavori – è passata alla Camera con i voti di Pdl (ovvio), di Scelta civica e – udite udite – del Partito democratico. Paolo Gentiloni, del Pd, si è confessato su Twitter: “La Camera sospende lavori fino a domani di fatto per protesta contro la Cassazione. Un precedente grave. Io non ho capito e non ho votato”. I renziani si sono arrabbiati. Perché ieri più che la moratoria si è votato il morituri democratico. Un partito di fatto già diviso tra il nuovo corso di Matteo Renzi, sempre più scalpitante e attivo a livello nazionale, e la vecchia nomenclatura che non molla. Con Letta junior nel mezzo, al Governo, in veste di timoniere del Paese (sotto l’ala di Giorgio Napolitano).
Una forza politica in crisi di identità il Pd. Si tratta infatti dell’ultimo partito sopravvissuto (seppure con mutazioni varie) alla crisi della Prima Repubblica e che si sta lacerando. Con gradi di confusione politica non indifferenti. Dicendo sì alla moratoria, infatti, i deputati del Pd favorevoli hanno approvato le motivazioni con cui il Pdl aveva chiesto una scelta di campo contro la decisione della Cassazione. E la domanda politica – al di là della retorica da talk cui è avvezza la nostra classe politica – è questa: cari parlamentari del Pd, cosa avete voluto sostenere col sì? Le ragioni del Pdl? O solo il Governo Letta jr, perché non cada? Nella seconda ipotesi, che sarebbe poi il ritornello del turiamoci il naso che ha ingessato l’Italia ad una democrazia bloccata per oltre 40 anni (ma allora esisteva il comunismo e pure l’URSS) si tratterebbe di un precedente non da poco. Pur di mandare avanti l’Esecutivo, infatti, il Pd approva un voto contro la Cassazione. Nella politica del bipolarismo delle democrazie occidentali questo è un atteggiamento incomprensibile. Perciò, da oggi, ribattezziamo il Pd Partito della debolezza. O, se preferite, della divisione. Tanto invertendo l’ordine degli aggettivi, il risultato (politico) non cambia.