“Sono qui perché mi sento in dovere di chiarire e sono un uomo delle istituzione, amo la magistratura e porto la toga nel cuore”. E’ ha detto a Non è l’Arena l’ex pm e presidente dell’Anm, Luca Palamara. “Io ho iniziato la mia attività come pubblico ministero in Calabria – ha aggiunto -, per poi trasferirmi alla Procura di Roma dove mi sono occupato dell’inchiesta di Calciopoli, inchiesta che mi ha dato certamente una notorietà. Non ho inventato io il sistema delle correnti, il mio ruolo era quello di mediare tra le singole correnti, all’interno dell’Anm”.
“Io non ero da solo a decidere – ha aggiunto l’ex pm indagato nell’inchiesta della Procura di Perugia sulle nomine nelle procure -, facevo parte di un organo collegiale. Quindi pensare che Luca Palamara da solo potesse decidere certe questioni non rappresenta la realtà delle cose. I posti di procuratore della Repubblica sono molti ambiti, sono posti di potere. E’ vero che il sistema delle correnti penalizza chi non appartiene alle correnti, il sistema premia chi appartiene alle correnti, negare che le correnti non sono delle scorciatoie è una bugia e io oggi le bugie non le posso più dire”.
“Le correnti della magistratura – ha detto ancora Palamara – hanno il peso preponderante, il politico dall’esterno non è in grado di incidere. Mi chiamavano tantissime persone, avevo una funzione di rappresentanza, ero diventato una figura di mediazione per molti colleghi, ma non per fare cose illecite. C’erano tanti Luca Palamara. Non sono il nemico di Di Matteo. Quello del 2016 è certamente uno degli aspetti deteriori del correntismo. E’ troppo facile dire che sia stato Luca Palamara a fermare Di Matteo. Il sistema delle correnti si accordò su nomi diversi e quella decisione fu ratificata dal plenum. Una sorta di manuale Cencelli e Di Matteo venne pretermesso”.
Per quanto riguarda i rapporti intrattenuti con l’ex ministro Luca Lotti, sotto inchiesta alla Procura di Roma, Palamara ha detto di aver “sottovalutato il suo ruolo e la sua posizione nei confronti della procura di Roma, ritenendo che la stessa fosse totalmente definita in quanto già era stato fatto il rinvio a giudizio”. “Mai e poi mai – ha detto ancora l’ex pm – è emersa un’attività di dossieraggio nei confronti dei colleghi della procura di Roma, ma da parte mia c’è stata una sottovalutazione, dovuta a un forte stress emotivo ed emozionale di quel periodo”.