Urlata, concitata e passionale. La conferenza stampa di Beppe Grillo in Senato dopo l’incontro con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, durato più di due ore, è stata così. Molti i concetti ribaditi dal leader del Movimento 5 Stelle, alcuni nuovi e il solito lait motiv dell’attacco a stampa e giornalisti italiani. “Ho espresso a Napolitano la mia preoccupazione”, esordisce l’ex comico lamentandasi anche però del fatto che nella stanza del Quirinale non ci fosse il wi-fi e il collagamento telefonico. “La nazione è una pentola a pressione che sta per saltare. E il governo si balocca”, ha tuonato aggiungendo di aver chiesto al capo dello Stato di tornare alle urne se ci fossero le condizioni. “A Napolitano ho chiesto di fare qualcosa”, ha affermato ancora Grillo, che ha poi aggiunto: “Ho detto al Presidente, faccia qualcosa perché si è preso una responsabilità immane. Mi sono permesso di dire che non si fanno riforme così nei momenti di guerra. Gli ho suggerito di andare in tv a reti unificate e dire qual è la situazione del Paese: non c’è più tempo”, ha osservato ancora il leader 5 stelle.
Poi va all’attacco: “Chi oggi è al governo del paese – dice – è responsabile dello sfacelo. Sono gli stessi che hanno distrutto l’economia. Il governo delle larghe intese è stato voluto fortemente dal capo dello Stato e tutela solo lo status quo e gli interessi di Silvio Berlusconi”. E ancora l’annuncio: “Se il Parlamento è così, se non fa nulla allora noi usciremo dal Parlamento (metaforicamente parlando, come precisa in seguito, ndr), continueremo a lavorare fuori: nelle carceri, nei cantieri della Tav o davanti all’Ilva. Vogliamo portare il Parlamento dove serve perchè dentro i palazzi l’operato dei nostri eletti è snobbato”. Poi il consueto modo di rovolgersi alla stampa e ai giornalisti indicandoli come correi dello sfacelo. “Dovreste vergognarvi – dice il leader del Movimento 5 Stelle rivolto alla stampa- perché parte dello sfacelo è colpa vostra. Se siamo un Paese semilibero è anche colpa della vostra informazione”. “I giornali cartacei – continua Grillo- e le televisioni chiuderanno, presto sarete voi i primi precari”. Grillocontinuando con l’invettiva, ha rimproverato ai gironalisti di “non aver capito cosa siamo: io non sono leader, sono garante. Non siamo un partito, siamo un movimento. Noi la nostra rivoluzione l’abbiamo fatta, abbiamo già vinto. I partiti sono stati costretti a tagliarsi stipendi e indennità per le nostre campagne. Il Pdl sta evolvendo in qualcos’altro, il Pd è diviso in dieci correnti”. “I partiti sono morti”, ha sottolineato l’ex comico.
“Dobbiamo immaginare un altro Paese che non siaquello di Berlusconi, dell’ Imu, dell’Iva. Le tasse si devono spostare dal lavoro, dalla produzione, a chi consuma energia e ambiente”, ha continuato Grillo definendo l’Italia una ‘Caporetto’. “Il governo fa i decreti legge, il Parlamento approva a comando. Non siamo più una Repubblica parlamentare e forse non siamo più una democrazia”, ha sostenuto ancora l’ex comico. Poi ancora parole sull’economia, che il leader del Movimento definisce “di guerra”. “Ildebito pubblico ci sta divorando. Paghiamo 100 miliardidi euro l’anno di interessi. Solo quest’anno per non fallire dovremo vendere 400 mld di titoli. Né Berlusconi, né Monti né Letta sono riusciti a frenare il debito – ha continuato il leader 5 stelle -. Gli interessi sul debito, la diminuizione delle entrate fiscali causate dal fallimento di massa delle imprese, alla disoccupazione e al crollo dei consumi rappresentano la certezza del prossimo default. Non c’è scelta il debito pubblico va ristrutturato”.
E se cade questo governo e non si sciolgono le Camere, M5S è disponibile ad appoggiare un nuovo governo? “Non so”, ha risposto Grillo che poi ha precisato: “Un nome per il governo? Vedremo, non glielo posso dire io o lui, saranno nomi decisi dal Movimento o in rete. Non possiamo parlare di questo quando il Paese se ne va con la velocità della luce”. Lasciando poi il senato, al termine della conferenza stampa ha messo il suo suggello su Berlusconi: “Non dovrebbe neanche mai essere entrato in Parlamento, in un Paese normale. Ma continuano a legittimarlo nel governo. Bisogna assolutamente fare pulizia”.