“Di fronte a quello che è emerso e continua ad emergere sul mercimonio degli incarichi direttivi al Csm, il Parlamento non può far finta di niente”. Non ha dubbi il senatore M5S, Primo Di Nicola, sulla parte che le Camere dovrebbero recitare: “Credo sia arrivato il momento che le Camere invitino il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, David Ermini, a valutare l’opportunità di farsi da parte rimettendo il suo incarico”.
Che idea si è fatto leggendo le intercettazioni allegate all’inchiesta di Perugia sul caso Palamara?
“Che siamo di fronte ad uno scandalo che rischia di compromettere la funzionalità di un corpo dello Stato. Una crisi drammatica che sta investendo l’immagine e la credibilità del Consiglio superiore della magistratura e dell’intero ordine giudiziario. Una crisi tale da richiedere l’intervento urgente del Parlamento”.
Un intervento per fare cosa?
“Intanto per una riflessione seria e approfondita sulle rivelazioni emerse dalle indagini sul caso Palamara che, è bene ricordarlo, non riguardano la condotta di un singolo magistrato, ma che, come svelano i mercanteggiamenti interni all’organo di autogoverno delle toghe, investono la magistratura nel suo complesso, vittima e protagonista allo stesso tempo di una pratica inaccettabile”.
Insomma, al Csm è tutto da buttare?
“No, e ci mancherebbe. Perché ci sono persone come Davigo, Di Matteo e Benedetti che si stanno confrontando anche duramente con le vecchie logiche. Così come in tutta Italia centinaia di magistrati, che fanno ogni giorno il proprio dovere, non si sono mai piegati, per fare carriera, al correntismo”.
Lo scandalo è esploso mesi fa. Perché la sua richiesta arriva solo ora?
“Perché al mercimonio degli incarichi direttivi, si sono aggiunte, con le intercettazioni pubblicate negli ultimi giorni, pesanti ombre persino sulla designazione dell’attuale vicepresidente del Csm, l’ex deputato David Ermini, rivelatosi troppo vicino alle logiche del gruppo Palamara”.
Il Parlamento, rispetto al vice presidente del Csm, cosa dovrebbe fare?
“Certamente non voltarsi dall’altra parte. Credo che abbia il dovere di invitare Ermini a valutare l’opportunità di lasciare il suo incarico. E non basta”.
Che altro?
“Il Parlamento dovrebbe anche riflettere sulla necessità di bloccare una volta per tutte le porte girevoli tra le aule parlamentari e quella del Csm che ad ogni rinnovo del plenum favoriscono puntualmente l’arruolamento di deputati e senatori in carica tra gli scranni riservati ai membri laici di Palazzo dei Marescialli”.
Come propone il ministro Bonafede con la sua riforma?
“Ho letto le anticipazioni, mi sembrano interessanti, credo sia la direzione giusta. Peraltro, il discredito che ha investito il corpo giudiziario, non più ascrivibile al comportamento deviato di qualche mela marcia, rivela una vera e propria crisi di sistema. Le novità ipotizzate da Bonafede per l’elezione del Csm sono un elemento cruciale per selezionare i membri del Csm al di fuori delle vecchie logiche correntizie”.