Doveva essere la risposta alla pandemia in Lombardia e il fiore all’occhiello della sanità pubblica regionale ma è rimasto sostanzialmente inutilizzato. Strano destino quello che ha come protagonista il gigantesco ospedale in Fiera di Milano, costato la bellezza di 21 milioni e finito ieri al centro di un’inchiesta della Procura sulla base di un esposto presentato nei giorni scorsi dall’Adl Cobas Lombardia. Si tratta di un atto dovuto, si affrettano a spiegare dall’ufficio giudiziario, che al momento non presenta né ipotesi di reato né tantomeno indagati. In altre parole un fascicolo conoscitivo per capire se ci siano profili di reato dietro la realizzazione dell’ospedale che, nel pieno dell’emergenza, aveva suscitato entusiasmo e grandi aspettative diventando un simbolo per l’Italia.
Ma qualcosa non ha funzionato stando a vedere l’esposto, firmato dal portavoce del sindacato che tutela i diritti del personale sanitario Riccardo Germani e depositato dall’avvocato Vincenzo Barbarisi, in cui si segnala che l’operazione della costruzione della struttura modulare in fiera, “presenta delle criticità già dal giorno successivo alla decisione di pubblicizzazione da parte di Regione Lombardia della Fondazione Fiera Milano per la lotta al Coronavirus”. Criticità relative anche “alle cospicue donazioni arrivate da parte dei privati (…) per un totale di 21 milioni di euro” a questa Fondazione. In sintesi l’ospedale in Fiera, nonostante sia stato costruito con i fondi privati, a detta del sindacato si è rivelato “uno spreco di risorse”.
E questo in quanto “proprio nel momento di maggiore criticità, tali fondi sarebbero potuti essere impiegati diversamente ad esempio facendo i tamponi ai medici, ai pazienti e al personale delle Rsa, investendo sulle strutture per la quarantena dei pazienti positivi ma non guariti per evitare focolai domestici creando squadre di medici per intervenire ai primi sintomi a domicilio per evitare l’ospedalizzazione”, conclude l’esposto. Un questione che il sindacato intende portare anche davanti ai giudici della Corte dei Conti che, già nei prossimi giorni, potrebbero aprire una loro indagine.
ROGNE INFINITE. Comunque la si voglia vedere, questa vicenda rischia di diventare l’ennesima brutta figura per il governatore Attilio Fontana. Proprio l’ospedale in Fiera di Milano sin dai primi giorni più che un motivo per esultare si è trasformato in una grana per il Pirellone con le polemiche prima per la mancanza di medici e, dopo, per la scarsa affluenza. Proprio quella che il 13 maggio scorso ha portato il direttore della Rianimazione del Policlinico di Milano e gestore dell’ospedale in Fiera di Milano, Antonio Pesenti, a dichiarare: “Penso che a breve chiuderemo l’attività della Fiera se le cose vanno avanti così e intendo entro un paio di settimane”.
Non solo. Ieri, secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, perfino il superconsulente voluto da Fontana, Guido Bertolaso, avrebbe scaricato il progetto: “Quello in Fiera non è il mio ospedale. Sono sconcertato dall’evoluzione del progetto, a causa della mia malattia sono stato di fatto esautorato dall’operazione”. Tanto che avrebbe detto: “Ho diffidato Regione Lombardia e Fondazione di Comunità, dal chiudere la struttura e a proseguire tale progetto”. Dichiarazioni che, sempre secondo il Fatto Quotidiano, Bertolaso avrebbe prima confermato e dopo smentito.