“Una continuità politica” tra Roberto Formigoni e Attilio Fontana, responsabile dello “smantellamento della sanità pubblica”. Basta questo per capire il “valore” dell’intervento del Celeste in difesa della giunta lombarda, pubblicato ieri da Libero. Questo è in sintesi il pensiero di Marco Fumagalli (nella foto), energico consigliere regionale del Movimento cinque stelle in Lombardia, che non rinuncia a lanciare una nuova bordata nei confronti del Pirellone: “Hanno barattato la nostra salute con i voti e con il profitto dei privati”.
Che effetto le ha fatto leggere la difesa di Formigoni a Fontana?
È evidente che ci sia una continuità politica tra il periodo formigoniano e l’attuale passando per Maroni. Formigoni con la scusa della sussidiarietà ha iniziato la privatizzazione del sistema sanitario lombardo con il progressivo smantellamento della sanità pubblica. Con Maroni è stata approvata la legge regionale 23 del 2015 e subito dopo sono stati arrestati l’assessore e il presidente della commissione alla Sanità. Stesse finalità e stessi metodi tra Formigoni e Maroni. È il patto elettorale che sostiene Fontana del resto: ampia privatizzazione del sistema sanitario, con gli operatori privati che sono molto riconoscenti in termini elettorali visti i lauti profitti che generano. Non è difficile operare in un “quasi mercato” ove il competitor pubblico mette dirigenti nelle strutture ospedaliere con il compito di garantire altro consenso elettorale e non di curare i cittadini. Il risultato di questa politica è sotto gli occhi di tutti ed è emerso chiaramente con il Covid. Hanno barattato la nostra salute con i voti e con il profitto dei privati.
Eppure Fontana ha detto di non avere colpe e che “nessuna scelta mi può essere contestata”. Tutta invenzione dei media e delle opposizioni?
Il Presidente Fontana avrebbe dovuto dare immediata discontinuità politica rispetto al disegno formigoniano evitando di dare ancora le deleghe al Welfare all’Assessore Gallera e alla componente di Forza Italia. Non ha avuto il coraggio di violare il patto elettorale che risale ancora all’epoca di Formigoni. Avrebbe dovuto mostrare più coraggio e puntare immediatamente sul rilancio della sanità pubblica. Invece ha preferito crogiolarsi nello slogan dell’”eccellenza lombarda”. E finirà per pagare le conseguenze politiche di queste scelte.
Siamo alla seconda inchiesta che tocca la Lombardia: si aspetta che qualcuno possa tirar fuori il vecchio slogan della “magistratura ad orologeria”?
Mi pare in realtà che in ogni Procura ci siano diversi fascicoli per omicidio e disastro sanitario colposo. Raccolgo quotidianamente i racconti di familiari di persone che sono entrate in ospedale senza avere il COVID e poi sono deceduti per il Covid. Ancora domenica una richiesta riferita a fatti accaduti a maggio. Poi i lavoratori delle cooperative che vengono minacciati per andare a lavorare nelle RSA al posto dei dipendenti in malattia. Le violazioni di legge in tema di diritti dei lavoratori e dei pazienti sono talmente tante che temo si sia rotta la sveglia della Magistratura. Non saprei nemmeno come farà la magistratura a perseguire tutte queste notizie di reato.
Se l’emergenza è stata fallimentare, cosa accadrà con la riapertura?
Il rischio è che ci siano persone che sono infette a loro insaputa e che possano infettare altre persone involontariamente. Senza aver fatto un adeguato numero di tamponi e senza adeguati screening è ovvio che il rischio di ricadute sia altissimo. Del resto non è ancora chiaro quanti siano i reali decessi per il COVID che mi chiedo come faranno le ATS a verificare il corretto rispetto delle norme di sicurezza. A meno che la Regione non pensi che questa sia una competenza delle forze dell’ordine dell’odiato governo centrale.
Stando così le cose cosa ha intenzione di fare il Movimento cinque stelle?
La legge regionale 23 del 2015 che regola il sistema sanitario lombardo ha carattere sperimentale e nel 2020, ironia della sorte, il Ministero è chiamato a verificare l’esito della sperimentazione. Ho già fatto diverse proposte per modificare la legge regionale 23 del 2015 che sono state respinte dalla maggioranza consiliare. Temo che questa maggioranza fino a quando rimane sotto il giogo delle lobby della sanità privata non possa liberamente esprimersi. È chiaro che la riforma della legge 23 del 2015 non può farla l’assessore Gallera che l’ha sempre difesa e non è stato in grado di attuarla. In questo senso chiederemo una discontinuità nella gestione della sanità lombarda. I lombardi hanno bisogno di fatti concreti e non di fandonie come quelle sulla gestione della cronicità che da due anni l’assessore Gallera continua a propinarci.