Un sistema affinché qualcuno faccia sapere alla Rai prima di un’eventuale messa in onda se in quel dato programma c’è o meno una pubblicità occulta. A quanto pare, dunque, a Viale Mazzini non c’è nessuno che possa svolgere questo ruolo e così l’idea dell’amministratore delegato Fabrizio Salini è stata quella di pubblicare un bando di gara ad hoc di modo da appaltare questo compito. Sembra uno scherzo, ma l’obiettivo dichiarato è dotarsi di “un sistema di monitoraggio continuativo della propria programmazione televisiva, allo scopo di identificare tempestivamente eventuali casi di comunicazioni commerciali occulte, onde intraprendere le azioni correttive necessarie”.
Come si legge nel capitolato, tale servizio di monitoraggio “dovrà riguardare i contenuti visivi, verbali e testuali di tutta la programmazione televisiva trasmessa dai tre canali televisivi generalisti (Rai 1, Rai 2 e Rai 3) 24 ore su 24, per 365 giorni l’anno”. Non un lavoro facile, dunque. E questo spiega l’entità della commessa: 938mila euro da qui fino al 31 gennaio 2023. Ovviamente il controllo non potrà però essere su tutto e così eventi sportivi, film in cui “non sia evidenziato il contributo di Rai Cinema e/o 01 Distribution” e serie Tv internazionali sono esclusi dal perimetro. Ma è sempre leggendo il capitolato che scopriamo altre curiose particolarità. Ad esempio, non tutte le criticità possono essere intese alla stessa maniera.
E così la Rai precisa che le violazioni possono essere di “bassa criticità” se parliamo di violazioni “occasioni”, di “media criticità” se sono ripetute nel tempo e “di lieve impatto commerciale ma ben rilevabili”, e di “elevata criticità”, se parliamo di “violazioni intenzionali, che non necessitano di rilevante evidenza comunicazionale/commerciale”. In questo modo la Rai, finalmente, potrà sapere se ci sono o meno spot occulti. Ma d’altronde Viale Mazzini pare sia abituata a farsi dire da altri se sta procedendo bene o meno: è stato appena chiuso un altro bando per monitorare questa volta “la rappresentazione della figura femminile”, tramite un’analisi non solo dei contenuti Rai, ma anche grazie ad una ricerca statistica sulla popolazione “realizzata su campioni rappresentativi della collettività”. Costo dell’operazione: 195mila euro complessivi. Che ci diranno se la Tv è misogina o no.