La “cultura del benessere” ci rende “insensibili alle grida degli altri”, ci fa vivere “in bolle di sapone”, in una situazione “che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro. La globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere”. Queste le parole di Papa Begorgoglio durante l’omelia pronunciata durante la messa dall’Arena a Lampedusa. “Ciò che è accaduto” qui “non si ripeta, non si ripeta per favore”, ha detto il pontefice. “Immigrati sono morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte. Quando alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta, il pensiero mi è tornato continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza”, ha aggiunto.
“Chiedo perdono per l’indifferenza”, e “mi includo anche io”, ha detto poi papa Francesco in un altro passaggio chiave della sua omelia. “Chiediamo perdono – ha aggiunto – per l’indifferenza, per chi si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno portato a situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore”. Parlando dei migranti morti il pontefice aveva prima detto “cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano accoglienza, non trovano solidarietà. Che le loro voci salgano fino a Dio”. “Oggi – ha denunciato Francesco – nessuno si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parla Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo ‘poverino’, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci sentiamo a posto”.
Oltre alla figura del rapitore di Lucia Mondella, il pontefice ha evocato – nell’omelia – anche un altro personaggio letterario: il Governatore ucciso in una commedia di Lope de Vega che narra come gli abitanti della città di Fuente Ovejuna avessero giustiziato il tiranno in modo che non si sapesse chi aveva compiuto l’esecuzione. E quando il giudice del re chiede: “Chi ha ucciso il Governatore?”, tutti rispondono: “Fuente Ovejuna, Signore”. “Tutti e nessuno!”, ha riassunto il Papa.
Durante l’omelia il Papa non ha tralasciato di ringraziare gli abitanti di Lampedusa. “Voi siete una piccola realtà, ma offrite un esempio di solidarietà. Vorrei dire una parola di sincera gratitudine e di incoraggiamento a voi, abitanti di Lampedusa e Linosa, alle associazioni, ai volontari e alle forze di sicurezza, che avete mostrato e mostrate attenzione a persone nel loro viaggio verso qualcosa di migliore”.