Che stiano facendo di tutto per non mollare i vitalizi lo sapevamo. Ma che i nostri ex parlamentari arrivassero a diffidare uno dei pochi quotidiani che tiene accesa l’attenzione generale su questo privilegio (qui una selezione delle nostre inchieste) ci mancava proprio. Con questi “onorevoli” d’altra parte non c’è più da stupirsi di nulla, e ieri ci siamo presi l’avvertimento della loro associazione a far sparire i nostri articoli, con i nomi di chi ha fatto ricorso ricavati da una sentenza, cioè un atto pubblico. Esattamente come sono pubblici i soldi che questi signori percepiscono e di sicuro interesse pubblico è la vicenda dei vitalizi. Vedremo gli sviluppi e se dovremo difenderci in tribunale, al Garante della privacy o in qualunque altra sede, ma questo giornale non si fa mettere il bavaglio. Pubblichiamo pertanto la lettera ricevuta dal presidente dell’associazione ex parlamentari, l’ex deputato (eletto nei partiti di Sinistra, pensate!) Antonello Falomi (nella foto), senza aggiungere una sola riga di ulteriore commento, in quanto una tale presa di posizione a giudizio di questo giornale si qualifica da sé.
Egregio direttore Pedullà,
il giornale da Lei diretto ha pubblicato diversi articoli sulla recente sentenza 2/2020/CG del Consiglio di giurisdizione della Camera dei deputati relativa a 152 richieste di sospensiva cautelare della Deliberazione assunta dall’Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati che ricalcola retroattivamente con metodo contributivo i loro vitalizi.
Non discuto, ovviamente, il punto di vista suo e del suo giornale in materia di vitalizi, né pretendo dal suo giornale, in questa sede, il rispetto dei principi di completezza e di pluralità dei punti di vista che dovrebbero caratterizzare la corretta informazione a cui hanno diritto anche i suoi lettori.
Contesto, invece, la decisione di pubblicare con tanto di nomi, cognomi, dati sensibili relativi a redditi, proprietà, mutui, condizioni di salute e mezzi di sostentamento di 18 dei 152 ricorrenti.
Si tratta di una pubblicazione illegittima che viola gli artt. 5, 6 del Regolamento (UE) 2016/679, 2-quater, 137 d.lgs. 196/03, nonché il principio di essenzialità dell’informazione di cui all’art. 6 delle regole deontologiche del trattamento dei dati personali a fini di giornalismo, oltre che il più generale principio di continenza di cui alla nota sentenza “decalogo” della Corte di Cassazione.
Gli atti pubblicati, quali atti istruttori del particolare procedimento giurisdizionale svolto dinanzi al Consiglio di giurisdizione della Camera dei deputati, sono infatti soggetti a un particolare regime di riservatezza che non ne contempla in alcun modo la pubblicità, con conseguente violazione del principio di liceità del trattamento in caso di relativa divulgazione.
Sono, invece, consultabili il registro delle sentenze e degli altri provvedimenti decisori, alla condizione che venga omessa l’indicazione dei dati identificativi delle persone interessate, a meno che esse non vi consentano (art. 4, c.9-bis del Regolamento per la tutela giurisdizionale della Camera dei deputati).
Ne caso degli articoli di cui sopra siamo di fronte alla divulgazione di atti istruttori (non provvedimenti decisori), con dati identificativi anche soggetti alla tutela rafforzata di cui all’art. 9 Reg. UE 2016/679. Una pubblicazione sicuramente non assistita dai requisiti di essenzialità dell’informazione e continenza, necessari per legittimare limitazioni della privacy individuale a fini informativi. Trattandosi di una pubblicazione illegittima per le ragioni suddette, Le chiedo di rimuovere, entro il termine di 10 giorni dal ricevimento della presente, dal sito web del suo giornale, tutti i dati identificativi (in via diretta o indiretta) contenuti negli articoli in questione.
Antonello Falomi – Presidente della Associazione degli Ex-parlamentari