La pesante crisi economica innescata dalla pandemia è conclamata e tutta l’Eurozona ne subisce e ne subirà ancora per molto gli effetti. Ormai la consapevolezza ha investito a tutti i livelli le istituzioni comunitarie, dalla Commissione guidata da Ursula Von der Leyen, che parla di “recessione di portata storica” e di “economia in stato di ibernazione”, alla Bce presieduta da Christine Lagarde, che non a caso ha tenuto il punto nei confronti della pesante ingerenza della Corte Costituzionale tedesca, impegnandosi a fare tutto ciò che è necessario.
PERCORSO A OSTACOLI. Ma a rendere arduo il cammino della coesione ci pensa ancora una volta l’Olanda. Il ministro delle Finanze del ben noto paradiso fiscale e campione di dumping commerciale a danno degli altri Paesi membri, può far saltare il banco dell’Eurogruppo che si riunirà domani, quando in videoconferenza i 19 membri dell’area euro saranno chiamati a discutere sulle modalità d’utilizzo del famigerato Mes. Il governo di Mark Rutte (nella foto) vorrebbe cambiare le carte in tavola e ha già fatto circolare la scorsa settimana un documento in cui pone condizioni persino più stringenti – e penalizzanti per noi ma anche per la Francia – di quelle ipotizzate dal direttore generale del Fondo stesso Klaus Regling, chiedendo che siano realizzate analisi sui rischi per la stabilità e sostenibilità del debito e anche sulle esigenze di finanziamento.
In ogni caso dal Consiglio dell’Ue fanno sapere che ad oggi restano fermi i principi concordati nel corso dell’ultimo Eurogruppo. Vale a dire linea di credito fino al 2% del Pil del Paese che decide di accedervi e obbligo di utilizzo dei soldi per coprire costi sanitari diretti e indiretti. Si ribadisce che altre condizioni non sono previste, che sarà la Commissione europea a fare le verifiche e che la “sorveglianza rafforzata”, prevista per chi si affida al Mes, sarà “leggera”: sostanzialmente riguarderà la coerenza tra i fondi erogati e gli obiettivi di spesa sanitaria ma senza il controllo della Bce (come fu per la Grecia). Nelle intenzioni dell’organismo presieduto da Mario Centeno, dunque, la tanto temuta e odiata Troika sarebbe scongiurata e controlli stringenti, anche in un secondo momento, “non sono giustificati”.
Anche perché imbarcarsi in altre estenuanti trattative e riaprire il negoziato, come vorrebbero gli olandesi, sarebbe una perdita di tempo che in questo momento proprio non ci possiamo permettere. Con il Recovery Fund ancora da definire (sia nella tempistica che nella tipologia di bond da emettere) e il piano Sure, il meccanismo di sostegno all’occupazione messo a punto dalla Commissione europea, che potrebbe non essere disponibile per tutti a partire dal 1 giugno – non per assenza di volontà, ma per ragioni di procedure costituzionali nei diversi Stati membri – prodursi in sterili discussioni anche sul Mes vorrebbe dire riportare l’Europa praticamente al punto di partenza.
Non a caso “Non perdete tempo con la burocrazia” è l’appello inviato dal mondo del lavoro alle istituzioni europee. Imprese e sindacati hanno chiesto ai ministri del Lavoro europei, riuniti martedì in video conferenza, di agire in fretta e arginare gli effetti catastrofici della crisi: attualmente l’Unione europea conta 40 milioni di disoccupati, le previsioni di calo del Pil sono assai cupe (potrebbe arrivare al 8%, se non oltre), ed è chiaro che l’Ue sia entrata nella più profonda recessione economica della sua storia. Gli olandesi facessero la cortesia di stare al loro posto.