di Lapo Mazzei
Certo, ora qualcuno avrà buon gioco nel dire che Berlusconi aveva ragione nel sostenere la tesi dell’Europa matrigna, madre di tutte le nostre disgrazie finanziarie. Il problema è che l’Imu, gabella particolarmente amata dal Fondo monetario internazionale che vorrebbe imporcela a tutti i costi, è solo un tassello del complesso mosaico del sistema di tassazione made in Italy. Mosaico che, questo sì, l’Europa a trazione franco-tedesca vorrebbe modellare a sua immagine somiglianza. Ma volendo restare saldamente ancorati al presente è chiaro a tutti che la battaglia sull’Imu rischia di rappresentare il punto di non ritorno del governo Letta. O si vince o si muore, terzium non datur. Ed è per questa ragione che il premier, ieri, dopo il consiglio dei Ministri dedicato al ddl costituzionale per l’abolizione delle province ha provato a tratteggiare un quadro naif, in modo tale da farsi capire da tutti, ribadendo come l’indicazione dell’Fmi sia solo un indicazione, non un diktat. Dunque l’Imu sarà rivista e corretta? Questo è ciò che vuol fare il governo, consapevole che si tratta della madre di tutte le battaglie. Non centrare questo obiettivo significa perdere la guerra. E andare al voto. E siccome le urne in questo momento non fanno comodo a nessuno finisce che le parole di Letta diventano il là per un coro unanime di consensi. “Nel discorso che ho fatto alle Camera c’è chiaramente scritto che noi faremo una riforma che supera l’Imu così com’è e riconfermo che questa è l’indicazione del governo”. “Sarà una discussione collegiale” nel governo e sarà coinvolto il Parlamento, ha aggiunto. Le reazioni Il vicepremier Alfano, in precedenza, aveva attaccato i vertici del Fondo: “Fmi come di consueto ha dato molti consigli all’Italia, Alcuni li accetteremo altri no. Sull’Imu non accetteremo consigli”. “Bene Alfano. Via Imu e museruola al Fmi, risarcisca le vittime dei suoi capi”, rincara il vicepresidente del Senato, Gasparri. Per il Pdl questa battaglia è fondamentale tanto quanto lo è per la durata dell’esecutivo. E’ un po’ come se il movimento azzurro e Palazzo Chigi avessero legato i propri destini. Con la sola variante che i berluscones hanno comunque un’uscita di sicurezza rappresentata dal voto anticipato, mentre il governo non ha nessuna scialuppa di salvataggio. “Inviterei, con un sorriso, il Fondo a trattare i problemi di carattere macroeconomico e finanziario”, ironizza Brunetta. Di parere opposto Zanda, capogruppo del Pd al Senato, per il quale “l’Italia farebbe molto male a sottovalutare le indicazioni del Fmi, indicazioni che, tra l’altro, corrispondono ad analoghe di altri osservatori internazionali, più di recente della Commissione Europea e dell’Ocse”. “L’Imu è un’imposta che va rimodulata”, sostiene l’esponente del Pd, “resa più equa e progressiva, anche attraverso la revisione del sistema catastale, come giustamente ricordato dagli ammonimenti del Fmi. Ma una sua abolizione totale, nelle attuali condizioni, sarebbe molto rischiosa”. Il partito dei tassatori non vuol mollare. Arrivati a questo, però,è necessari chiarirsi le idee. L’Imu è una tassa su case e fabbricati, aree edificabili e terreni agricoli. La pagano i proprietari ma anche chi gode dei “diritti reali” sull’immobile. La storia del balzello L’Imu era stata introdotta dal governo Berlusconi nel 2011 con una legge secondo cui la tassa non doveva riguardare la prima casa e sarebbe entrata in vigore nel 2014. Il governo Monti ha anticipato l’introduzione dell’Imu al 2012 e ha stabilito che doveva essere pagata sia sull’abitazione principale sia sulle eventuali altre case. Nel resto d’Europa tasse simili all’Imu esistono in Francia, in Gran Bretagna, in Spagna e Germania. Questo il quadro di riferimento. Ma siccome siamo in Italia tutto va italianizzato. “L’Imu è uno dei tanti balzelli che deve essere eliminato”sostiene Squinzi, presidente di Confindustria,”deve essere rimodulata rispetto allo stato attuale per non penalizzare le attività manifatturiere, quindi le imprese”. A fare il controcanto ci pensa il segretario del Pd, Guglielmo Epifani. “Il Fondo dice una verità, nel senso che in quasi tutti i Paesi c’è un’imposta sulle abitazioni”, afferma l’ex sindacalista, “per quello che ci riguarda c’è il programma esposto dal presidente del Consiglio, che il Pd condivide, e si dovrà trovare una soluzione coerente con il programma illustrato da Letta in Parlamento”. Ecco, ora Letta sa esattamente da chi dovrà guardarsi se vuol vincere la madre di tutte le battaglie.