Mai più boss in libera uscita. Anche ai tempi del Coronavirus stop ai domiciliari per gli esponenti delle organizzazioni mafiose. Qualsiasi facile scarcerazione verrà bloccata grazie a un decreto ad hoc. Ne è convinto il ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, che ha messo a punto il provvedimento, approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri, e che risponde così alle polemiche degli ultimi giorni, esplose dopo che capi e gregari dei clan sono riusciti ad uscire dai penitenziari grazie a delle direttive alquanto lacunose date dal Dap e alle decisioni dei magistrati di sorveglianza.
LE NOVITÀ. Il guardasigilli intende vincolare la concessione della detenzione domiciliare ai condannati al 41 bis al parere della Direzione nazionale antimafia e delle procure distrettuali. Una novità considerata un solido argine alle scarcerazioni dei boss, disposte per gravi ragioni di salute dalla magistratura di sorveglianza, contenuta nel nuovo decreto che comprende diverse misure in materia di giustizia e che è in via di approvazione da parte del Consiglio dei ministri. Bonafede, viste le bozze del decreto che ormai circolano, intende inoltre prevedere il parere preventivo dell’ufficio diretto da Federico Cafiero De Raho e delle Procure distrettuali anche per la concessione dei permessi per i mafiosi che sono in carcere.
“Il governo risponde con i fatti”, ha affermato il ministro illustrando alla Camera dei deputati le linee principali del provvedimento, nella risposta a un’interrogazione molto critica presentata da Fratelli d’Italia. Il guardasigilli ha inoltre definito dopo “totalmente e inequivocabilmente falso” il messaggio per cui “il governo starebbe scarcerando i mafiosi”. “La Costituzione – ha sottolineato Bonafede – prevede l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Ciò vuol dire che non c’è alcun governo che possa imporre o anche soltanto influenzare le decisioni dei giudici”, assicurando così anche che il parere preventivo delle Procure non rappresenta una manifestazione di “sfiducia” verso i magistrati di sorveglianza.
LE POLEMICHE. Non sono finite però le polemiche sulle scarcerazioni disposte in questi giorni di esponenti delle organizzazioni mafiose. Il ministro della giustizia e il capo del Dap sono stati infatti anche accusati di aver disertato la Commissione parlamentare antimafia, circostanza però smentita dallo stesso presidente Nicola Morra. “Uno schiaffo alle istituzioni parlamentari”, hanno sostenuto i deputati della Lega, che non si sono però sinora curati che il loro leader, quando era ministro dell’interno, era stato convocato proprio da Morra ma non si è mai presentato. Qualche critica a Bonafede arriva poi anche dalla maggioranza. Mentre Cosimo Ferri, di Italia Viva, definisce le misure annunciate dal guardasigilli “finalmente serie”, il suo collega di partito Gennaro Migliore ha affermato infatti che così si rischia di compromettere l’autonomia della magistratura.
Il decreto-legge approvato ieri sera, oltre alle modifiche al rinvio dell’esecuzione della pena in detenzione domiciliare e permessi nel caso di detenuti per reati gravi o sottoposti al regime previsto dall’articolo 41-bis, contiene anche il rinvio dell’entrata in vigore della riforma delle intercettazioni e integrazioni e modifiche sulla sospensione dei termini processuali.