Continua la girandola di incontri tra i ministri Roberto Gualtieri e Federico D’Incà e i capigruppo di maggioranza sul dl aprile. Ovvero su quella che il viceministro al Mef Antonio Misiani, ieri, ha definito come “la più grande manovra espansiva della storia di questo Paese”: 55 miliardi in termini d’indebitamento netto che salgono a 155 miliardi come saldo netto da finanziare. Lo sbarco è previsto per il 30 aprile in Cdm. L’ossatura generale e le cifre sono definite ma mancano i dettagli sulle singole misure. Negli ultimi giorni si sono registrate tensioni su alcuni capitoli cari ai partiti, dal reddito di emergenza alla famiglia. Il pacchetto più consistente è quello sul lavoro, circa 24 miliardi tra Cig (13 miliardi), bonus per gli autonomi per due mesi aumentato a 800 euro (7 miliardi), 1,3 miliardi per colf e badanti e per la Naspi e 500 milioni per rinnovare bonus baby sitter e congedi speciali per i genitori con figli a casa.
Per il Rem per ora le risorse sono ferme a un miliardo. Per quanto riguarda il bonus per gli autonomi il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha confermato che il governo sta studiando una soglia di reddito: “La linea di fondo è rinnovo automatico e verifica a posteriori”. “Le casse di previdenza private – ha spiegato Baretta – hanno adottato un’ipotesi di 35mila euro, ma penso che possiamo tenerci su una cifra superiore. Si guarderà al reddito, non all’Isee”. Secondo il Forum delle famiglie, che ieri ha incontrato il premier, da Giuseppe Conte sarebbe arrivata “un’apertura molto chiara sui carichi familiari”. Il premier ha confermato che sulle mascherine sarà azzerata l’Iva e sarà fissato un prezzo calmierato a 50 centesimi. Per chi avrà bisogno di ristrutturare gli ambienti di lavoro potrebbe arrivare un sostegno alle spese, così come già accade per quelle di sanificazione.
Il fondo per il credito d’imposta dovrebbe esser rifinanziato con 200 milioni (ora sono 50). Poi c’è tutto il capitolo imprese. Circa 10 miliardi tra ristori diretti alle piccole e aiuti per affitti e bollette. Altrettanti per il pagamento dei debiti della PA. E poi le risorse che serviranno per coprire le garanzie per la liquidità (30 miliardi) e gli interventi per la capitalizzazione che dovrebbero passare per una nuova dote a Cdp (50 miliardi circa). A quest’ultimi si aggiungerebbero circa 5 miliardi per consentire allo Stato di entrare nel capitale delle Pmi che intendano rafforzarsi per superare l’emergenza. Anche nel caso delle aziende tra 10 e 249 dipendenti lo Stato entrerebbe a tempo, uscendo entro 6 anni.
E poi c’è tutto il pacchetto fiscale (al momento circa 650 milioni): dalla sospensione dei pignoramenti di stipendi e pensioni all’aumento fino a 1 milione del limite alle compensazioni dei crediti fiscali fino alla sospensione per tutto il 2020 di quelle tra crediti fiscali e cartelle. E si va verso un nuovo rinvio della lotteria degli scontrini. Ovvero una proroga dell’obbligo generalizzato dell’invio degli scontrini elettronici da parte di tutti gli esercenti, che scatterebbe dal primo luglio, a cui era legata la lotteria. Si sta valutando se rinviare a ottobre o al prossimo anno. Sul tavolo anche l’ipotesi di prorogare di altri 3 mesi la sospensione di atti di accertamento e cartelle esattoriali, bloccati ora fino al 31 maggio. Per rispondere alle richieste dei partiti su una ripartenza “vigorosa” il governo fa affidamento anche su un altro decreto che viaggerà in parallelo con misure per le semplificazioni e gli investimenti. Ma un assaggio potrebbe già entrare nel dl aprile con misure che sblocchino appalti e cantieri.