“Se non si fosse materializzato il cigno nero della crisi epidemica, l’economia avrebbe potuto registrare un ritmo di crescita in graduale miglioramento nell’anno in corso”. Nel Documento di economia e finanza che il Cdm ha approvato ieri, assieme alla relazione alle Camere per chiedere l’autorizzazione allo scostamento di bilancio per 55 miliardi in vista del decreto di aprile, c’è anche il rammarico per l’economia di un Paese che stava imboccando un sentiero virtuoso. Il virus invece ha costretto a fare i conti con una realtà amara che si riflette nelle previsioni per il 2020: Pil in caduta libera a -8%, con una perdita nominale di oltre 126 miliardi di euro (l’impatto del lockdown in atto da marzo è pari a -6,9%), debito al 155,7% del Pil e deficit al 10,4%.
E ancora: crollo dei consumi privati del 7,2%. Disoccupazione al 11,6%, redditi dei lavoratori dipendenti – 5,7%. Ma si prevede un rimbalzo significativo della crescita di oltre il 4% nel 2021 a patto che si fermi l’epidemia e arrivi il vaccino. Il governo nel frattempo scende in campo con l’artiglieria pesante: una maxi manovra dal valore di 150 miliardi. “Il prossimo decreto garantirà la completa eliminazione dell’incremento delle aliquote Iva e delle accise previsto dal 2021”, si legge nel comunicato finale del Cdm. In ballo oltre 20 miliardi. Il Def annuncia tra le riforme semplificazioni, tasse, rilancio investimenti. Def e relazione per l’extradeficit dovrebbero arrivare in Parlamento il 29. Le opposizioni sono orientate a dire sì allo scostamento e no al Def.
Ma è soprattutto sul dl aprile, atteso in Cdm il 30, che ora l’attenzione si concentra. Una maxi-manovra che muoverà, appunto, circa 150 miliardi. Conterà sui 55 miliardi di deficit e su una serie di stanziamenti che non incidono sull’indebitamento ma sul saldo netto da finanziare. Dai circa 12 miliardi che serviranno per i pagamenti dei debiti della PA ai 30 miliardi a copertura delle garanzie sulla liquidità fino alla dote (40-50 miliardi) per Cdp per la capitalizzazione delle imprese e il sostegno alle attività.
Il Def indica in 7 gli ambiti in cui sarà organizzata la manovra: dalla salute e sicurezza con maggiori risorse (4 miliardi circa) per il sistema sanitario, protezione civile e forze di sicurezza al credito, liquidità e capitalizzazione delle imprese, dai pagamenti della Pa ai sostegni al reddito (capitolo da circa 20 miliardi tra Cig, indennità agli autonomi, a colf e badanti e Rem), dalle risorse per gli enti territoriali alle misure per le imprese (10 miliardi circa per le più piccole tra ristori diretti e aiuti per affitti e bollette) fino a interventi mirati a favore dei settori più impattati dall’emergenza.
Mentre 500 milioni serviranno per rinnovare i congedi parentali e i bonus baby-sitter. Si susseguono in queste ore le riunioni di maggioranza, l’ultima ieri tra i capigruppo e i ministri Federico D’Incà e Roberto Gualtieri, per fare il punto. I partiti hanno portato le loro istanze, dagli interventi per agricoltura e famiglia (Iv) al Rem (M5S) fino al sostegno agli investimenti (Pd). Su quest’ultimo punto Roberto Gualtieri ha confermato che insieme al dl aprile ci sarà un provvedimento gemello con “drastiche semplificazioni” nei settori degli appalti, dell’edilizia e del commercio.
Allo studio l’azzeramento dell’Iva su tutti i dispositivi di protezione individuale, quindi mascherine e guanti. L’intervento dovrebbe costare 274 milioni. E potrebbe essere rifinanziato con 200 milioni il credito d’imposta per le spese di sanificazione già previsto dal decreto precedente. Un miliardo di euro è la cifra che il governo potrebbe lasciare senza destinazione per le modifiche parlamentari e soddisfare, magari, le proposte rimaste in sospeso in occasione del Cura Italia. Il lavoro di sintesi nella maggioranza – si assicura – va avanti in un “clima costruttivo”.