Attilio Fontana? “Inadeguato e incapace”. E a dimostrarlo non sarebbero solo le sue uscite pubbliche – non ultima, l’idea di riaprire le attività economiche e commerciali prima del tempo e senza confronto con il governo – ma anche il fatto che “si sta dimostrando inconsistente politicamente: in Regione Lombardia sembra quasi che a decidere sia Matteo Salvini”. Va dritto al punto Dario Violi, consigliere regionale del Movimento cinque stelle, che analizza, punto per punto, quello che, senza mezzi termini, definisce “un fallimento politico nella gestione dell’emergenza”. Tanto che, spiega Violi, “se oggi avrebbe effetti controproducenti commissariare la Regione, una volta terminata l’emergenza sanitaria, chi si è dimostrato incapace deve andare a casa, a cominciare da Fontana”.
Dunque bocciata su tutta la linea l’idea di “riaprire” la Lombardia?
Ma è evidente che è una boutade e nulla più. Con tutti i morti che ci sono stati e ci sono ancora in Lombardia, è semplicemente vergognoso proporre una cosa del genere, che rivela non solo l’incapacità dell’amministrazione regionale a gestire l’emergenza, ma anche la sua incoerenza.
Perché incoerenza?
Le faccio notare un passaggio che a molti è sfuggito: il governo dice di riaprire le librerie e Fontana le chiude. E poi, però, dice di voler riaprire tutto. Non ha senso.
Crede che dietro ci sia solo una ragione politica e partitica?
Ma assolutamente sì. Per carità: si è liberi di andare contro le scelte del governo ma poi devi perseguire la tua linea fino in fondo. Invece la Regione Lombardia è allo sbando più totale. Non c’è dubbio che dietro ci sia solo una ragione “leghista”.
Resta la domanda: lei ha capito in che modo la giunta ha intenzione di far ripartire tutte le attività?
Questo è il punto: nessuno l’ha capito. Mancano totalmente una strategia e un minimo di trasparenza. Manca un’idea di fondo. Fontana crede che basti pubblicare un comunicato, rilasciare una dichiarazione e il gioco è fatto. E invece non si rende conto che andando avanti con questi folli slogan, crea solo più confusione in un momento, peraltro, di tensione massima.
Il Movimento 5 stelle regionale, peraltro, aveva chiesto un confronto con la giunta, inviando una lettera e aprendo a una concertazione. Risultato?
Nessun risultato. La giunta non ci ha mai risposto. E le opposizioni sono state coinvolte soltanto a decisioni prese. La cabina di regia creata è stata pensata solo per mettere al corrente tutti di scelte già prese. Non è serio lavorare in questo modo.
Qualcuno ha avanzato l’idea di commissariare la Regione. Lei che ne pensa?
Io non credo sia la strada giusta. Per due ragioni. Innanzitutto la Lombardia è una regione complicata: chiamare ora un commissario significherebbe dargli in mano una macchina molto complicata e 10 milioni di persone. Siamo purtroppo in una fase già avanzata per cui dobbiamo necessariamente andare avanti in questo modo. In secondo luogo, non vorrei che chi oggi è responsabile di disastri clamorosi, utilizzi poi l’alibi del commissario per scaricare sue mancanze e negligenze.
Non appena riusciremo a superare l’emergenza sanitaria, il Movimento chiederà le dimissioni di Fontana?
Il Movimento non solo le chiederà, ma sarà in prima linea per averle. È evidente che in Regione c’è stata una clamorosa irresponsabilità politica. E chi si dimostra incapace deve andare a casa.
Salvini la pensa in maniera esattamente opposta a lei.
Guardi, Salvini non capisce che continua a mettere in imbarazzo una Regione intera. Ieri ha postato una foto che lo ritraeva dietro a una scrivania “a lavorare” in Regione, A riprova del fatto che il governatore non solo si sta dimostrando incapace, ma anche inconsistente politicamente, dato che si fa rubare la scena da un personaggio che non oggi non c’entra nulla con la Regione.
Crede che nessuno abbia sbagliato a livello nazionale, invece?
Assolutamente no. Errori sono stati fatti anche a Roma, era inevitabile. Mio padre diceva: “Chi non fa, non falla”. Il punto è che l’intelligenza politica sta nel cercare, poi, soluzioni agli errori; la stupidità politica, invece, porta a trincerarsi, a chiudersi in un bunker e a non confrontarsi con nessuno. Com’è stato fatto in Regione Lombardia.