L'Editoriale

Dio ci salvi dalla Task Force

Semmai non ne avessimo abbastanza del Covid, c’è un altro virus che gira vorticosamente per il nostro Paese, e miete vittime soprattutto tra i raffinati analisti politici dei giornaloni, che non ci prendono mai neanche per sbaglio, ma ai loro editori e direttori sta bene così purché continuino indefessi a favoleggiare di un Conte in pericolo e di Draghi che fremono… favolette appunto! Il virus di cui parliamo è quello degli esperti, dei tecnici e degli oracoli da infilare prontamente in una qualunque Task Force, poco importa se alle dipendenze del Governo o di governatori come Giovanni Toti, che scimmiottando Palazzo Chigi si è fatto un cenacolo di 15 alti consiglieri per farsi spiegare come tornare alla vita normale una volta finito il lockdown.

D’altra parte “dove vai se la Task Force non ce l’hai” devono aver detto anche al sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che guiderà nientepopodimeno che la Task Force mondiale dei sindaci. E dire che se c’è una piaga biblica da evitare sono proprio certi professori, che per altro abbiamo abbondantemente collaudato con i vari Monti, Fornero, Cottarelli, Bertolaso e tanti altri con le loro ricette efficaci quanto le Fave di Fuca in presenza di certi bisogni impellenti. A dimostrazione di quanto questi signori capiscano tutto, ieri una Task Force autoprodotta, in mancanza di generosi committenti, con dentro 40 esperti tra cui l’ex ministro Giovanni Tria (nella foto), ha “regalato” al Governo un pacchetto di proposte per far ripartire il Paese.

Idee geniali tipo aprire i cantieri (ma va!) e spendere i soldi (senza dirci dove prenderli), togliendo però Quota 100 e prima di tutto il Reddito di cittadinanza, cioè l’unica misura che in questo momento fa sopravvivere oltre due milioni di persone. Eppure l’idea del taglio deve essere sembrata perfetta persino a chi l’approvò ai tempi in cui era a capo del Tesoro nell’Esecutivo Conte1. Un tecnico anche quest’ultimo, è vero, ma con l’indirizzo ideale della visione completamente nuova della politica proposta dai 5 Stelle, che mette al centro prima i cittadini e la loro salute e poi il fatturato della Confindustria, e che non cede alla trappola del Mes sostenuta dagli accademici tanto spesso manichini dei poteri forti.