Non è bastato l’Ufficio di presidenza a chiudere il caso. I panni sporchi, la Vigilanza, dovrà lavarli in pubblico. Domani o, al più tardi, martedì prossimo, quando su richiesta delle forze di maggioranza, il presidente dell’organismo che vigila sulla Rai, Alberto Barachini, ha disposto la convocazione urgente del presidente e dell’Ad di Viale Mazzini, Marcello Foa (nella foto) e Fabrizio Salini, per un’audizione che sarà verbalizzata, trasmessa integralmente e accessibile a tutti, sul canale interno della Commissione. E sulla graticola ci saranno proprio i due presidenti, Barachini e Foa.
REDDE RATIONEM. Il primo finito nel mirino, della maggioranza, per la lettera indirizzata venerdì scorso ai vertici di Viale Mazzini (Foa e Salini), dopo la discussa conferenza stampa in cui il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha replicato agli attacchi sul Mes dei leader di Lega e FdI, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E nella quale Barachini ha chiesto “di provvedere quanto prima al riequilibrio informativo” del servizio pubblico “garantendo un proporzionato diritto di replica ai leader dell’opposizione citati dal premier”. Ordine preso alla lettera ed eseguito alla velocità della luce da Viale Mazzini. Tanto che, il giorno seguente, le repliche sdegnate di Salvini e Meloni rimbalzavano, per tutta la giornata, da un Tg Rai all’altro.
Un’iniziativa, quella di Barachini, finita immediatamente nel mirino del suo vice, Primo Di Nicola (M5S): “Un fatto gravissimo. Barachini che ha totalmente abdicato al suo ruolo super partes. Inviando una lettera alla Rai senza aver sentito la Commissione, senza aver nemmeno riunito l’Ufficio di presidenza, ha agito come parlamentare Di Forza Italia per tutelare la propria forza politica e quella degli alleati. Un fatto di una gravità inaudita il cui risultato era presente ieri sera (sabato scorso, ndr) su tutti i Tg della Rai”. Ieri Barachini, sostenuto da Lega, FI e FdI, si è difeso rivendicando la piena legittimità del suo operato. Ma la maggioranza non si è accontentata. La grillina capogruppo M5S, Francesca Flati, ha chiesto che, oltre ai vertici Rai, vengano auditi anche i direttori dei Tg per verificare se, proprio a seguito della lettera di Barachini, siano stati oggetto di pressioni da parte dell’azienda per dare spazio alle repliche di Salvini e Meloni. Ma non è tutto.
Dalle file della maggioranza si stringe il cerchio anche intorno al presidente della Rai, Foa. Dopo l’ultima intervista all’AdnKronos, la misura del Centrosinistra nei confronti del presidente è ormai colma. L’avviso di sfratto al numero uno di Viale Mazzini è arrivato ancora una volta dal grillino Di Nicola: “Foa rivela una concezione dell’informazione piegata agli interessi politici e di parte non compatibile con i normali canoni della corretta informazione – attacca riferendosi alla presa di distanze del presidente dall’intervista trasmessa dal Tg1 ad un primario dell’ospedale di Alzano che svelava alcune criticità nella gestione dell’emergenza sanitaria -. Foa non è il presidente di garanzia di cui la Rai ha bisogno: è arrivato il momento di voltare pagina”.
Valeria Fedeli (Pd) ha parlato di iniziativa “impropria, sproporzionata e inaccettabile risulta” da parte di Foa. “Mai come oggi la mancanza di un un presidente del servizio pubblico è sotto gli occhi di tutti”, ha rincarato la dose Michele Anzaldi (Iv). Schierato in difesa di Foa e contro il Governo, il capogruppo della Lega, Paolo Tiramani. Emulato da Giorgio Mulè (FI) che ha chiesto “l’audizione del capo dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi (Rocco Casalino, ndr)”. Di certo, per il presidente della Rai il precedente della doppia poltrona a RaiCom, dalla quale fu costretto a sloggiare proprio per iniziativa del grillino di Nicola, sembra la profezia di un epilogo annunciato. Lo sfratto imminente pure dalla Rai.