di Clemente Pistilli
Donne maltrattate, pedinate, molestate in ogni modo, picchiate, in larga parte da ex compagni che non si rassegnavano alla fine di una storia d’amore. Donne catapultate in un incubo e, senza adeguati strumenti normativi per difenderle, purtroppo spesso uccise. Era questo il quadro terribile che portò a varare la legge sullo stalking, consentendo ai magistrati di intervenire energicamente in tali situazioni e ad evitare il peggio. Una norma poi applicata a vari casi, qualche volta anche con vittime al maschile, e che nel capoluogo pontino è stata ora utilizzata per bloccare una mamma diventata stalker nei confronti dell’amichetto della figlia, un ragazzino di quindici anni.
Tormento sul cellulare
La donna, una 49enne, stando alle indagini condotte dal sostituto procuratore della Repubblica di Latina, Maria Eleonora Tortora, avrebbe perseguitato il minorenne. Spacciandosi per la figlia ed entrando su Facebook con la password di quest’ultima, la latinense avrebbe iniziato a raccogliere dal ragazzino confidenze. Era il 3 dicembre scorso e sarebbe stato un crescendo, un tormento andato avanti per un mese, fino al 1 gennaio di quest’anno. La 49enne sarebbe arrivata al punto di voler sapere tutto di quel 15enne, dal gruppo sanguigno agli interessi personali. Avrebbe iniziato a inondarlo di messaggini sul telefonino, dopo aver ottenuto via internet il numero, e si sarebbe presentata sotto casa sua. La 49enne avrebbe infine sostenuto che l’amichetto della figlia era vittima di maltrattamenti in famiglia. “Vieni a stare un po’ da me. Vieni a stare almeno un giorno”, gli avrebbe scritto. Accuse nei confronti dei familiari del minore rivelatesi infondate. Il 15enne non aveva alcun problema a casa. L’unica sua difficoltà era quella mamma diventata una stalker.
L’indagine della Procura
Scattata la denuncia, la latinense è stata indagata, la Polizia locale ha compiuto accertamenti, in Procura è stata aperta un’inchiesta ed è stato anche preso un provvedimento dal gip per tenerla a distanza dal minorenne. Ieri, davanti al giudice del Tribunale di Latina, Mara Mattioli, la donna ha patteggiato: undici mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena. E il 15enne? Già risarcito. La ragione di quell’attenzione della latinense verso l’amichetto della figlia è rimasta però un mistero.