C’è da chiedersi se l’Ue e Ursula Von der Leyen abbiano chiara la portata di quanto sta accadendo. Già perché mentre Bruxelles sembra disinteressarsi ai problemi di Italia, Spagna e Francia causati dalla pandemia, come se la crisi economica che si intravede all’orizzonte sia causata da scelte scellerate dei governi, l’Istat ha rilasciato un documento allarmante sull’andamento dell’economia. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, come si legge nel report, “le necessarie misure di contenimento del virus adottate con tempistiche eterogenee tra i Paesi stanno causando uno shock di natura reale che investe contemporaneamente l’offerta (chiusura di attività e interruzione delle catene del valore) e la domanda (crollo dei consumi, riduzione dei redditi) e la cui rapidità e intensità non ha precedenti storici”.
Tutto ciò “ha determinato significative revisioni al ribasso delle previsioni del Pil mondiale”, ciò a riprova che il problema è generalizzato e non legato a pochi Paesi da punire come vogliono farci credere alcuni leader europei, “che è atteso registrare nel 2020, senza eccezioni, una flessione”. Per quanto riguarda l’Italia, con una stretta da parte del governo contro l’epidemia che coinvolge il 34% della produzione italiana, si prevede uno “shock rilevante e diffuso sull’intero sistema produttivo”.
IL TRACOLLO. Al momento, infatti, è stata sospesa l’attività di 2,2 milioni di imprese, lasciando a casa 7,4 milioni di addetti di cui 4,9 milioni di dipendenti. Ciò ha quindi “amplificato le preoccupazioni e i disagi derivanti dall’emergenza sanitaria, generando un crollo della fiducia di consumatori e imprese”. Inutile girarci intorno, con le serrate e le restrizioni ai movimenti l’economia italiana è costretta a fare il conto anche con il crollo dei consumi. Proprio questo è uno dei dati che devono far maggiormente riflettere perché, secondo l’Istat, se il lockdown terminasse ad Aprile, la riduzione dei consumi si fermerebbe al 4,1% su base annua.
Un danno ingente che, però, diventerebbe insostenibile se le misure di chiusura delle attività non essenziali, per ragioni sanitarie, dovesse venire ulteriormente allungato fino a giugno. Un’eventualità, forse neanche la più nera, che comporterebbe un calo fino al 9,9%. “La rapida evoluzione della pandemia rende difficile rilevare l’intensità degli effetti sull’economia reale”, ha spiegato l’Istat, sottolineando però che il mese di marzo è stato segnato da una “forte e diffusa flessione” per quanto riguarda il commercio estero extra Ue e le vendite al dettaglio. In particolare, continua la nota, sono calate le esportazioni verso la Cina.