Fabrizio di Ernesto
Estate di fuoco per i siciliani. Durante tutto questo periodo infatti sono in programma sull’isola una serie di esercitazioni militari Usa e Nato che stanno mettendo a dura prova la pazienza degli isolani.
A rovinare il sonno sono soprattutto le esercitazioni effettuate dai nuovi velivoli Osprey che iniziano a sorvolare i cieli siciliani alle 4 del mattino e continuano fino al tramonto; a infastidire è principlamente il forte ed insopportabile rombo di questi “convertiplani” ovvero metà elicotteri e metà aerei che volano a bassa quota.
La principale isola del Mediterraneo è anche teatro delle esercitazioni dei paracadutisti che oltre ad esercitarsi nei lanci fanno le prove per i combattimenti terrestri. Tra le varie simulazioni belliche che stanno interessando la Sicilia anche lanci di bome ed esercitazioni di tiro in varie località.
Tutte queste esercitazioni ovviamente ai siciliani, già alle prese con le proteste anti Muos a Niscemi e contro l’Ags a Sigonella, non piacciono per varie motivi. Gran parte di queste esercitazioni infatti coinvolgono anche i Predator ed i Global Hawk che condizionano fortemente l’operatività degli scali dell’isola in particolare quella di Catania-Fontanarossa, il terzo più grande in Italia come volume-passeggeri. Qui lo scorso 22 marzo l’attività di questi velivoli ha comportato la chiusura per un’ora e 15 minuti dello scalo e il conseguente dirottamento su Palermo-Punta Raisi di due aerei già in fase di atterraggio su Catania, con i passeggeri che hanno dovuto poi attraversare in bus la Sicilia da costa a costa, e quel giorno non erano in corso esercitazioni ufficiali.
Tutte queste esercitazioni ovviamente non piacciono nemmeno ai pescatori che spesso devono spostarsi dalle loro consuete zone e temono per la salute della fauna ittica dei loro mari da cui deriva tutto il loro sostentamento, anche perché fin troppo spesso il Mediterraneo è teatro di esercitazioni in grande stile.
La situazione, già abbastanza difficile per i siciliani, potrebbe ora peggiorare qualora le tensioni in Egitto esplodessero. A quel punto l’isola, con tutto il suo corredo di basi statunitensi e Nato diventerebbe il natura punto di partenza per tutte le operazione militari in riva al Nilo.