Come era ampiamente prevedibile, la proposta sull’uso del Mes su cui gli sherpa stanno ragionando in vista dell’Eurogruppo del 7 aprile non piace all’Italia. Il premier Giuseppe Conte non accetterà nessuna opzione che prevede clausole penalizzanti. “Alcune anticipazioni dei lavori tecnici che ho potuto visionare non sembrano all’altezza del compito che la storia ci ha assegnato”, si legge nella lettera che ha inviato alla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen.
PATTI CHIARI. E su un punto è stato molto chiaro: la soluzione alla crisi non è la ricerca di un “salvagente” per l’Italia, ma una scialuppa di salvataggio europea. L’Ue è a un bivio. “Si tratta – ha specificato – di sfruttare a pieno la vera potenza di fuoco della famiglia europea, di cui tutti noi siamo parte, per dare vita a un grande programma comune e condiviso di sostegno e di rilancio della nostra economia”. Ergo: l’Italia non è col cappello in mano, nessuno sta chiedendo più di quanto spetti in una logica di mutua solidarietà, in un unione europea che sia veramente tale e non un mera costruzione geografica.
Se ve ne fosse ancora bisogno, Conte ha rimarcato come gli European Recovery Bond siano dei titoli europei utili a finanziare gli sforzi straordinari che l’Europa dovrà mettere in campo per la ricostruzione post pandemia, non certo strumenti volti a condividere il debito che alcuni Paesi hanno ereditato dal passato, e nemmeno a far sì che i cittadini di altri Paesi debbano pagare per il debito futuro di altri. Su questa scia di inserisce il ruolo della Francia, che sta provando a mediare tra il fronte del nord e i sostenitori dei coronabond: il ministro delle Finanze Bruno Le Maire propone un Fondo europeo di durata limitata finanziato con contributi degli Stati o tasse di solidarietà e sta tentando di convincere i rigoristi – Germania in testa – ad adottare una strategia diversa dal ricorso al Mes.
La cancelliera tedesca Angela Merkel deve fare i conti con gli alleati di governo della Spd e coi Verdi che stanno aprendo timidamente all’opzione coronabond e anche nei Paesi Bassi il governo deve rispondere alle critiche dell’opinione pubblica dovute ad un’eccessiva intransigenza. Lo ha detto apertamente Le Maire in un video condiviso sul suo profilo Twitter: è tempo che Paesi dell’Ue recuperino i valori originari di solidarietà tra gli stati membri.
NIENTE SCHERZI. È necessaria una nuova stagione e va affrontata con nuovi strumenti, non con operazioni di maquillage, come la nuova proposta su un uso del Mes rimodulato per l’emergenza, su cui stanno lavorando i tecnici in vista della riunione del 7 aprile. Si tratta in sostanza di finanziamenti più immediati (Rapid financing instrument), con una dotazione più limitata, pari a 80 miliardi totali, come le come le linee di sostegno urgenti del Fondo monetario internazionale (Eccl) che già esistono e sono previste, insomma. La differenza sta nel fatto che non dovrebbe essere firmato un Memorandum vero e proprio ma un documento che ne preciserebbe le condizioni di utilizzo, anche se non ci sarebbe una sorveglianza rafforzata da parte della Commissione e della Bce sui conti dello Stato beneficiario. Ma Conte non ne vuol proprio sentir parlare, incalzato sia dai 5stelle che dalle opposizioni (Lega e FdI) che sul tema Mes – strong o light che sia – hanno da sempre posizioni molto rigide. E afferma tranchant: “Si continua a insistere nel ricorso a strumenti come il Mes che appaiono totalmente inadeguati rispetto agli scopi da perseguire”.