In tempi di emergenza, tanto più se frutto di una pandemia e non di scelte scellerate di qualche governo, la solidarietà deve essere la stella polare della buona politica, tanto più di chi si definisce “Unione” europea. Eppure nel vecchio continente accade l’opposto, anzi si arriva perfino a sabotare gli alleati. È successo il mese scorso con il presidente della Bce, Christine Lagarde, che si è detta disinteressata a mettere al riparo lo spread causando uno tsunami economico e si è ripetuto due giorni fa con la sconcertante nota di Commerzbank. Con un comunicato datato 1° aprile ma che non si è rivelato un pesce d’aprile, la banca tedesca partecipata dal governo ha consigliato di vendere i Btp perché è “quasi inevitabile” che diventino “spazzatura” per via il deterioramento dei nostri conti pubblici. Così chiede di scaricare i titoli italiani per concentrarsi sugli analoghi francesi.
SENZA VERGOGNA. Come se non bastasse, l’istituto sembra contento di un eventuale tracollo dell’Italia perché ci porterebbe ad accettare il Mes. Non si tratta di fantapolitica perché a dirlo è il responsabile della strategia di Commerzbank, Michael Lester: “L’aumento dei rendimenti e la discesa dei Btp sotto l’investment grade, aiuterà a superare le resistenze politiche interne, contrarie a un intervento dell’Ue condizionato a misure di finanza pubblica”.
GIGANTE D’ARGILLA. La cosa più incredibile è che a farci la morale, agitando i mercati, non è un istituto che si può definire un esempio di rettitudine. Anzi Commerzbank è il classico gigante d’argilla che, nel 2009, per non chiudere è stato nazionalizzato dalla Germania con l’acquisto del 25% delle azioni. Nonostante il salvataggio, lo stesso che i bacchettoni di tutta Europa impediscono regolarmente all’Italia con le proprie banche, l’istituto tedesco non ha risolto i problemi come dimostra sia il fatto che il governo tedesco non trova acquirenti per dismettere la restante quota del 15%, che dal naufragio, nel 2018, della fusione con Deutsche Bank. Basterebbe questo per indignarsi ma riavvolgendo il nastro della storia si scopre anche che Commerzbank è uno degli istituti che nel 2011 era in maggiore difficoltà perché vantava ingenti porzioni del debito di Atene su cui gravava l’ombra del default. Un crack, quello greco, scongiurato dagli aiuti economici, vincolati dall’ingresso della Troika nel Paese, imposti da Angela Merkel. Un dazio per Atene ma una manna per le banche tedesche i cui bilanci, Commerzbank in testa, nel 2012 hanno ripreso a volare.
GRANDE SDEGNO. Così c’è da chiedersi a che gioco stia giocando la Germania che da un lato accetta qualche decina di pazienti nei propri lussureggianti ospedali, e dall’altro sembra spingere l’Italia verso il baratro. Il dubbio è che qualcuno a Berlino stia pensando di riproporre la ricetta greca per fare affari d’oro. A chiederselo è l’intero arco parlamentare italiano con in prima fila il capogruppo M5S alla Camera, Davide Crippa, secondo cui “i nostri titoli sono del tutto sostenibili. A che pro terrorizzare i mercati sventolando la minaccia del declassamento del nostro debito da parte delle agenzie di rating? Non vorrei che, dietro la manovra di Commerzbank, ci sia la volontà politica di intensificare la pressione sul Governo italiano, per convincerlo ad accettare il Mes”. Sulla stessa lunghezza d’onda il viceministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni, che tuona: “In piena pandemia mondiale, mentre l’Italia piange oltre 10mila morti, la Germania non solo fa muro sugli aiuti all’Italia ma ora ci attacca invitando a vendere i titoli di Stato tramite Commerzbank”.