“Quando l’Europa aveva davvero bisogno di dimostrare che questa Unione non esiste solo quando va tutto bene, troppi si sono rifiutati inizialmente di condividere quello che avevano. Gli europei si ricorderanno di chi c’è stato per loro e di chi non c’è stato. Si ricorderanno di chi ha agito e di quelli che non lo hanno fatto. Si ricorderanno delle decisioni che prenderemo oggi. E di quelle che non prenderemo”. È tardi, sono le 22 passate, quando la presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen, stanca, con la faccia tirata, pronuncia queste parole in videoconferenza giovedì sera. Sì Ursula, ce ne ricorderemo.
Ci ricorderemo di Frau Merkel che avrebbe potuto sbloccare la situazione e consentire di uscire dall’impasse e non l’ha fatto. Ci ricorderemo che i falchi dell’austerity, gli sciacalli dei paradisi fiscali del nord – come i Paesi Bassi – non hanno voluto sentir ragioni. Pensano forse di vivere un una bolla di sapone, in un mondo a parte, in una pia illusione che nulla possa scalfirli. Neanche un nemico invisibile, spietato, che non conosce confini e nazionalità. Ci ricorderemo che il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha respinto l’emissione comune di titoli affermando che “la mutualizzazione generalizzata dei debiti è un vecchio modello che non ha funzionato neanche in passato”. Come se in passato ci fossimo mai trovato di fronte ad una cosa del genere. Ci ricorderemo della Finlandia e della sua giovane primo ministro donna, osannata “in quanto donna” dai benpensanti politically correct di mezzo mondo, categorica sul “no”.
E ci ricorderemo del nostro presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la cui fermezza nel respingere i diktat di un ricompattato fronte di rigoristi come non si vedeva dai tempi dell’austerità imposta dalla Troika alla Grecia, ha fatto sì che l’Eurogruppo si sia preso due settimane di tempo per presentare nuove proposte, “per trovare una soluzione adeguata alla grave emergenza che tutti i Paesi stanno vivendo”, per usare le parole di Conte. Tanto più che le borse ieri hanno immediatamente risentito del nulla di fatto del vertice, con scambi in negativo sui principali listini europei. Ma l’andamento dei mercati è solo uno dei tanti aspetti della crisi.
Le principali Banche centrali si sono mosse lanciando piani di acquisto di titoli e non è servito a molto finora, ed è naturale che sia così: il costo del denaro è molto importante davanti a una crisi, in questo caso però la preoccupazione non è il fallimento delle banche, ma quello dell’economia reale. Se stare a casa è l’unica forma di difesa dal virus, dobbiamo difenderci dai danni del lockdown, cioè il fatturato zero. Ed è per questo che le misure intraprese anche dal governo italiano (coperture per i lavoratori, dilazioni fiscali, dispositivi di protezione dai licenziamenti, tutele per le imprese) si sarebbero potute finanziare con l’emissione degli Eurobond. Grazie eurofanatici dell’austerità, ce ne ricorderemo.