Rimarrà tristemente nella storia. Era esattamente un mese, il 27 febbraio. Eravamo all’inizio di questa terribile emergenza e in video appariva il governatore della Lombardia Attilio Fontana che, nel bel mezzo del suo intervento e soprattutto senza alcuna ragione, indossava una mascherina. Nonostante fosse da solo e nonostante fosse risultato negativo al tampone. Ma “semmai dovessi positivizzarmi (neologismo fontaniano, ndr)”, meglio indossare sin da subito la mascherina in mondovisione. Lasciando l’idea che nulla si è capito dell’utilizzo delle mascherine e, già che ci siamo, mettendo ancora più nel panico la cittadinanza. Purtroppo dovevamo capirlo già allora: al di là di slogan e curiose piroette propagandistiche, il governatore della Lombardia non ha mai avuto una vera strategia per questa terribile epidemia.
Per carità: parliamo di una sciagura dinanzi alla quale probabilmente chiunque sarebbe stato impreparato. Ma delle volte è meglio tacere piuttosto che dar fiato alle trombe, se queste trombe evidentemente non sanno cosa stanno dicendo. Sarebbe curioso chiedere ai lombardi, ad esempio, cosa abbiano capito di un governatore che due giorni prima di indossare la mascherina diceva, intervenendo in consiglio regionale e non in un bar giocano a carte, che il coronavirus “è poco più di un’influenza”. Si dirà: in tanti hanno fatto previsioni vere. Altra cosa assolutamente vera. Ma anche qui la ricetta del silenzio sarebbe stata forse la più adeguata, specie se si ricopre un incarico come quello di governatore di Regione. Ma non è tutto.
Perché nel frattempo le idee a Fontana invece di chiarirsi sono via via diventata più confuse. Sarebbe, ad esempio, bastato chiedere scusa per un video assolutamente inopportuno. E invece no. Il nostro Fontana ha ben pensato pochi giorni fa di giustificarsi: “Da un punto di vista personale lo rifarei sicuramente”. Contento lui. A cogliere il sunto di quanto sta accadendo ci ha pensato il consigliere regionale M5S Marco Degli Angeli: “Fontana ha tenuto una guida poco lucida e insicura – spiega a La Notizia -. Più che ad una gestione, abbiamo assistito ad una indigestione di conferenze stampa, inaugurazioni di strutture realizzate da altri, decreti regionali provocatori giunti in ritardo, ed imbarazzanti tentativi di coprire i tentennamenti con una mascherina”. E in effetti anche se si volesse dar retta alle altre dichiarazioni del governatore, il risultato è un continuo e vorticoso sali e scendi che rivela la totale assenza di una strategia.
Qualche esempio relativo agli ultimi giorni. Il 22 marzo Fontana diceva: “La Lombardia è allo stremo, i numeri devono scendere”. Due giorni dopo tirava un sopiro di sollievo: “Lo dico con grande cautela, ma c’è un rallentamento dei contagi”. Passano ancora due giorni e il 26 marzo marcia indietro: “I numeri crescono, sono preoccupato”. Dopo solo 24 ore altra dichiarazione in senso ovviamente contrario alla precedente: “Ieri un episodio particolare, penso stia iniziando una discesa della linea dei contagi”. E lascia riflettere il fatto che l’ultima dichiarazione sia arrivata il giorno in cui la Protezione civile ha dato i peggiori numeri mai dati sul numero dei decessi e dei contagi. Questo modus operandi non può che avere nefaste conseguenze, come sottolinea ancora Degli Angeli: “Ci chiediamo se il piano pandemico regionale, sia stato approntato nel modo corretto; è inaccettabile che gli ospedali siano diventati luoghi di contagio.
Intanto la “sanità modello”, che avrà come nuovo totem il Bertolaso Hospital, ha abbandonato a casa i tantissimi sintomatici, contagiosi per i familiari e non solo”. E peraltro la Regione non si è accorta “di centinaia di anziani che muoiono nelle case di riposo, nonostante l’abnegazione del personale sprovvisto di DPI, e le richieste d’aiuto arrivate dai famigliari”. Non è un caso che tutti i consiglieri regionali pentastellati abbiano inviato una lettera a Fontana chiedendo un tavolo di confronto in ottica propositiva. Risultato? “Ad oggi non è arrivata alcuna risposta dalla giunta alle nostre proposte e domande”. Aspettiamo fiduciosi il prossimo dietrofront.