L’intervento del premier al Senato segue quasi fedelmente quello fatto a Montecitorio salvo per un passaggio relativo alla disponibilità (alla Camera non pervenuta) a dialogare con le opposizioni. “Il governo – dice – è favorevole a proseguire nel confronto tra le varie forze politiche, in modo da concordare un percorso di condivisione delle misure riparatorie e di rilancio dell’economia quanto più ampie possibile”. E dà mandato di avviare un percorso comune al ministro pentastellato Federico D’Incà. Che non perde tempo e convoca già per oggi i capigruppo di opposizione di Camera e Senato. “Collaborativi sì, spettatori no”, ruggisce Matteo Salvini. “La collaborazione non sia obbedienza e la responsabilità non sia una cambiale in bianco”, commenta Anna Maria Bernini di FI.
“Abbiamo il dovere di fare la nostra parte, ma il governo ci ascolti”, dice Isabella Rauti di FdI. E se i giochi per il decreto Cura Italia sono (quasi) già fatti ora si guarda al prossimo provvedimento di aprile che, ha assicurato Giuseppe Conte, non sarà di importo inferiore al primo, ovvero 25 miliardi. Semmai superiore. Da decidere è dove investire le nuove risorse. Di sicuro vanno rifinanziate due voci “scoperte” il prossimo mese: il sostegno agli autonomi e il fondo per il reddito di ultima istanza. Per gli autonomi l’idea è quella di intervenire ancora con una forma di ristoro legata al reddito o alla perdita di fatturato. Se le scuole rimarranno chiuse, il congedo potrebbe essere esteso, così come potrebbe esserlo anche il voucher per le baby sitter. Ipotizzabile è poi il rifinanziamento della Cig, visto il maggior numero di fabbriche che chiuderanno i battenti per la nuova stretta decisa. E allo studio sono misure a favore dei contratti a tempo determinato, a rischio di mancato rinnovo.
Attesa anche la seconda proroga delle scadenze fiscali (16 aprile). Lo stesso dovrebbe valere per contributi, ritenute e premi Inail, oltre che per le cartelle fiscali. Sul fronte fiscale dovrebbe arrivare un beneficio per i benzinai. Dopo il rafforzamento del Fondo per le Pmi, dovrebbe arrivare una nuova maxi garanzia per le imprese anche di dimensioni più grandi. Obiettivo: garantire loro liquidità. E ancora: un sostegno ai Comuni che a loro volta subiranno cali delle entrate per le difficoltà di imprese e famiglie a pagare. Mentre per chi non è riuscito a saldare in tempo i conti con il fisco si sta valutando l’ipotesi di togliere le sanzioni, se il ritardo è legato all’emergenza. Il governo, poi, è al lavoro per semplificare le procedure degli investimenti pubblici, sul modello Genova, e per rafforzare il golden power a scudo degli asset del Paese.
Nel dibattito al Senato tanti hanno evocato la figura di Mario Draghi, dopo che l’ex presidente dalla Bce ha abbattuto il totem del debito pubblico. “Siamo in sintonia, serve uno shock, un’azione straordinaria”, ha commentato il premier. “Benvenuto il suo aiuto”, ha detto Salvini confermando che la Lega (idem i renziani) sogna un gabinetto di guerra presieduto da Draghi. Fieramente contraria all’ipotesi è invece l’alleata Giorgia Meloni. Fanno quadrato attorno al premier il Pd, M5S e Leu. Il Nazareno, seppur favorevole a un coinvolgimento delle opposizioni nelle scelte da prendere anche per condividerne le responsabilità, è compatto con l’avvocato. “L’Italia ha grandissimi talenti ma non voglio parlare di altre prospettive”, ha detto Graziano Delrio. “Credo che il tema di un ruolo di Draghi rispetto a un futuribile governo in Italia sia assolutamente fuori luogo”, commenta il capodelegazione Pd nel Parlamento Ue, Brando Benifei. “Non vedo la necessità per cercare qualcosa di diverso”, taglia corto Pietro Grasso di Leu.