Una lettera, vergata da tutti i consiglieri regionali del Movimento cinque stelle, in cui si chiede al governatore Attilio Fontana una maggiore concertazione con l’opposizione per affrontare l’emergenza sanitaria. Questo il succo della richiesta inviata alla presidenza della Lombardia e nella quale i pentastellati si spingono anche oltre e, in ottica propositiva e di collaborazione, avanzano già delle proposte concrete per affrontare la crisi: da regole più ferree sulla libera circolazione all’obbligo per i supermercati “di implementare la consegna a domicilio o servizio di ritiro ed ordine online”; dal personale medico militare fino a maggiori tutele in campo economico e sanitario.
Quello che si chiede, in sintesi, è una strategia che ad oggi pare mancare. “Abbiamo deciso di scrivere una lettera di buoni intenti perché in Lombardia non sono state attivate le procedure previste dal piano pandemico nazionale e regionale”, spiega il consigliere regionale Raffaele Erba, parlando a nome di tutti. “A nostro avviso non sono state rispettate, ad esempio, sulla formazione del personale sanitario e dovevano essere attivate nel momento in cui l’Oms ha dichiarato, a dicembre 2019, una possibile epidemia”.
In cosa è mancato il confronto?
Il confronto è mancato sulla totalità dei temi inerenti la gestione dell’emergenza e quindi con i consiglieri regionali che avrebbero potuto riportare le situazioni territoriali. Ed è mancato, soprattutto, con i professionisti della sanità che hanno provato in tutti i modi, anche contattandoci direttamente, a lamentare mancanze di dpi, di protocolli univoci, di una strategia chiara e di formazione non solo negli ospedali ma anche in tutto il tessuto socio sanitario, Da pochi giorni è stato avviato un dialogo tra Consiglio e Giunta ma ad eccezione di ristretti canali, non abbiamo potuto fornire un utile contributo come minoranza.
Mancanza di dialogo con le opposizioni. È la stessa cosa che il centrodestra, a livello nazionale, ha imputato a Conte. Allora avevano ragione Salvini & C.?
Da notizie di stampa risulta che l’approccio a livello governativo è stato diverso da quello regionale, ci sono stati diversi momenti di confronto e tavoli ufficiali. Mi sembra che a livello nazionale ci sia stato un approccio più costruttivo nei confronti delle minoranze. Salvini ha chiesto il confronto dopo aver fatto sparate di tutti i tipi e con la follia del dire prima “apriamo tutto” a “chiudiamo tutto”. Noi ci siamo posti in una attività collaborativa, Conte ha più volte ascoltato le minoranze, come si può vedere dalle dichiarazioni pubbliche. Se a livello regionale ci fosse stata la stessa collaborazione instaurata a livello nazionale, avremmo potuto dare il nostro apporto per fronteggiare questa grave situazione. Noi vogliamo lavorare perché la politica è il nostro lavoro, le commissioni regionali, di cui facciamo parte, si sono fermate e questo non va bene.
A Fontana avete avanzato ben 15 proposte. Tra le altre cose chiedete anche il divieto totale di libera circolazione dalle 19 alle 5. Non le pare eccessivo?
La situazione che stiamo vivendo in Lombardia è seria e richiede posizioni rigide. Alcuni messaggi lasciati al buonsenso delle persone sono stati spesso disattesi. Certo, è una richiesta molto forte, ma solo con questo approccio è possibile dare una risposta decisa a questa emergenza. Che la situazione sia sfuggita di mano si vede anche dal numero di decessi e contagiati.
A proposito di norme stringenti, l’ultimo decreto consente alle regioni di prendere provvedimenti più ferrei rispetto a quelli nazionali. Crede che in Lombardia sia necessario?
Abbiamo chiesto anche questo nella lettera inviata a Fontana, perché li riteniamo necessari ma oltre a questo ci vuole strategia ma ad oggi questa non ci è stata resa nota. In determinate regioni sono state definite delle zone rosse in accordo con il Governo. Credo che in particolare nella Bergamasca, nelle zone di Alzano e di Nembro si dovrebbe procedere in modo equivalente. Inoltre, Regione Lombardia, può porre ulteriore limitazioni alle attività produttive in forza del fatto che da diversi anni la sicurezza sul lavoro è una materia concorrente tra Stato e Regioni.