di Valeria Di Corrado
“Una regione pulita di cui fidarsi”. Facile a dirsi. La fiducia, infatti, si conquista sul campo. E al momento gli atti del neogovernatore del Lazio Nicola Zingaretti sembra vadano nella direzione opposta. Con questo titolo-proclama è stata battezzata la proposta di legge n.9 del 2013, in materia di riduzione dei costi della politica e razionalizzazione degli uffici, approvata dal Consiglio regionale lo scorso 21 giugno, per adeguarsi a quanto prescritto nel decreto nazionale sulla spending review. Uno dei capisaldi della legge – ad oggi non ancora pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio – è la riduzione delle consulenze. “La spesa annua per studi e incarichi di consulenza – si legge nel testo, all’articolo 18 – non può essere superiore al 20% di quella sostenuta nell’anno 2009 per le medesime finalità”. Ciò significa che l’amministrazione regionale targata Zingaretti si è impegnata finalmente a ridurre all’osso gli incarichi esterni, valorizzando le professionalità interne.
Pioggia di nomine
Eppure lo stesso giorno in cui viene approvata la legge, il presidente della Regione Lazio nomina su base fiduciaria 7 nuovi consulenti che andranno a comporre il “Comitato per la legislazione”, un organo istituito ex novo proprio da Zingaretti, lo scorso 17 maggio, per esigenze di semplificazione normativa. La durata dei contratti di consulenza coincide con il mandato del governatore e lo stipendio ammonta a 40 mila euro lordi all’anno per ciascuno, 280 mila in totale. Moltiplicato per cinque anni, l’onere complessivo a carico della Regione è pari a 1.400.000 euro. Ma non finisce qui. Il 26 e 27 giugno vengono affidati altri 4 incarichi di consulenza a personale esterno all’amministrazione. Umberto Gentiloni Silveri, docente di Storia contemporanea a Teramo, viene scelto “per le esigenze del Presidente della Regione in materia di tutela della memoria storica”. A Cecilia D’Elia, ex assessore alle Politiche culturali della Provincia di Roma quando alla guida c’era Zingaretti, viene chiesto di occuparsi del “contrasto alle discriminazioni e tutela dei diritti fondamentali di genere”. Un non ben inquadrato Catello Caiazzo viene chiamato ad assistere il governatore “per esigenze in materia statistica-economica”, anche se la Regione ha già il Sistar (Sistema statistico regionale). Infine all’avvocato Cesare San Mauro, candidato al Senato per il Centro Democratico, viene affidata una consulenza “in materia di società a partecipazione pubblica”. Tutti e quattro gli incarichi hanno preso avvio ieri e dureranno fino al 30 giugno 2014. Per i primi tre il compenso è di 40 mila euro l’anno, per l’avvocato San Mauro 15 mila. In totale, solo per il secondo semestre 2013, l’onere a carico dell’amministrazione ammonta a 67.500 euro. La direzione regionale Programmazione economica dovrebbe dare un parere sulla copertura della spesa, di cui però nei relativi decreti non si riporta la data di emanazione, solo la sua “acquisizione”.
“Spese obbligatorie”
Siccome i soldi per le consulenze sono quasi esauriti – anche a causa dell’istituzione del “Comitato per la legislazione” – Zingaretti il 25 giugno, il giorno prima delle 4 nomine, preleva dal Fondo di riserva della Regione per le spese obbligatorie 80 mila euro, con i quali rimpingua il capitolo relativo alle “Spese di funzionamento, commissioni, comitati e organi consultivi, consulenze”. Il decreto a firma del presidente della Regione, pubblicato nel Bollettino ufficiale del 27 giugno (lo stesso che contiene l’infornata di consulenti esterni), apporta delle variazioni al Bilancio di previsione regionale per l’esercizio finanziario 2013 e a quello pluriennale 2013-2015. La motivazione è esplicita: “Al fine di consentire il conferimento da parte del Presidente della Regione di quattro incarichi di consulenza per il periodo 1 luglio 2013 – 30 giugno 2014”. Ecco che con questa scorciatoia i fondi per finanziare gli incarichi vengono “magicamente” trovati.