Si sono lamentati di non venire adeguatamente coinvolti nelle decisioni che vengono prese per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. “Dobbiamo essere chiamati a una battaglia comune, non possiamo essere avvertiti tre ore prima”, avrebbero detto Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Maurizio Lupi al governo. Presenti oltre al premier Giuseppe Conte anche i ministri Roberto Gualtieri e Roberto Speranza. E avrebbero incassato l’impegno su un maggiore coinvolgimento per i provvedimenti che verranno. A partire dal decreto di aprile. “Quanto meno Conte ci ha ascoltati”, ha detto Salvini. Ai leader dell’opposizione Conte ha spiegato che la cancelliera Angela Merkel invierà 300 respiratori e che domani verranno distribuite 3 milioni e mezzo di mascherine. Ha auspicato che la chiusura delle fabbriche sia limitata nel tempo. E ha fatto la voce grossa con gli altri paesi Ue da cui – sue testuali parole – “dobbiamo pretendere linee rigorose di contrasto al Coronavirus, altrimenti potremmo essere esposti agli effetti di un contagio di ritorno”.
Sulle carceri, poi, non ci sarà un libera tutti. Il premier sta lavorando al dl che verrà varato ad aprile e che potrebbe essere anche più consistente del ‘Cura Italia’ da 25 miliardi. Sarà allora che potrebbero essere accolte altre richieste dell’opposizione. Non in questo, “i soldi non ci sono”, riferisce l’ex ministro dell’Interno. Concetto che Palazzo Chigi conferma anche se specifica: “Questo non significa affatto che il governo ritiene che le risorse e le misure già stanziate siano sufficienti. Con il prossimo decreto il Governo stanzierà cospicue risorse per sostenere le imprese, i lavoratori e le famiglie in difficoltà”.
“Il Centrodestra compatto in riunione”, dichiara a vertice in corso Salvini. Ed elenca le richieste: dalle mascherine e camici a tutti coloro impegnati sul fronte alla protezione di anziani e disabili, dalla tutela economica di tutti i lavoratori allo stop alle tasse e al no al Mes. Il via libera al confronto arriva dopo la telefonata tra il capo dello Stato e il segretario leghista. Telefonata “cordiale e cortese” dice l’ufficio stampa della Lega. “Ringrazio il presidente per la disponibilità e per l’impegno a favorire un’interlocuzione tra il governo e l’opposizione”, commenta l’ex ministro dell’Interno. Poco dopo la diffusione della nota, arriva la ‘chiamata’ di Conte, che convoca i tre leader di opposizione. Molti hanno letto in questo timing una sollecitazione dal Quirinale al governo a riaprire il canale di dialogo, ma dal Colle assicurano che il presidente si è limitato ad annunciare a Salvini che a stretto giro sarebbe giunta la convocazione – già decisa da Palazzo Chigi – di Conte.
Il faccia a faccia avviene in un clima non facile che ancora risente delle accuse e delle polemiche mosse il giorno prima a Palazzo Chigi dalle opposizioni. Ma le conclusioni sono molto più miti di quanto ci si potesse aspettare e anche rispetto al primo incontro del 10 marzo. “Che sia l’inizio di un percorso che vede tutti insieme collaborare perché l’Italia ha bisogno di questo”, dice il numero uno della Lega. “I decreti siano condivisi e non solo comunicati”, commenta Meloni. Anche all’interno della maggioranza c’è, comunque, fibrillazione sulle eventuali modifiche al “Cura Italia” da apportare in Parlamento. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, poco prima del vertice con le opposizioni, ha convocato una riunione con i capigruppo di maggioranza e i sottosegretari all’Economia. E oggi al Cdm è atteso un decreto per inasprire le sanzioni per chi viola le norme anti-contagio.