Se l’Italia piange per l’epidemia da Covid-19, il resto del mondo non ride di certo. A ricordarcelo è il bollettino di guerra che se fino a una settimana fa sembrava appannaggio esclusivo del nostro Paese, ormai riguarda davvero tutti. Del resto i casi nel mondo hanno sfondato quota 200mila, mostrando una curva dei contagi e di vittime che, proprio come accade da noi, è sempre più pendente verso l’alto. Terrificanti, purtroppo, sono i dati della Spagna che dopo aver lungamente sottovalutato il problema ora mostra numeri ben più spaventosi di quelli registrati in Italia.
Un dato incontrovertibile che emerge con prepotenza guardando al numero di decessi che a Madrid hanno sfondato la quota psicologica dei mille, 1043 per la precisione, quando ieri erano appena 767. Un aumento di ben 275 unità. Un dato che può sembrare basso se rapportato a quanto accade oggi in Italia ma che sconta un ritardo, secondo gli esperti dell’Oms, di almeno circa 10 giorni rispetto a noi quando, per intenderci, i morti erano stati di gran lunga minori. Stessa storia anche se si guarda al numero dei contagiati che in Spagna sono ormai 20.410, numero raggiunto in poco più di una settimana e che l’Italia ha raggiunto in quasi il doppio del tempo. Una guerra, come viene definita ormai da tutti, che non sta risparmiando neanche la Germania. Berlino ormai conta 13.957 casi, 2958 in più di ieri, a fronte di appena 31 vittime con un incremento di 11 decessi in 24 ore.
Un’emergenza particolarmente grave in Baviera che, il primo land a farlo, ha disposto il lockdown sulla linea di quanto già fatto dall’Italia. Una misura che Angela Merkel in queste ore sta valutando se estendere a tutto il Paese. Non va meglio neanche in Francia dove i contagi sono ormai 10.891 e i morti 371. A preoccupare il continente è però la situazione spagnola che appare del tutto fuori controllo. Lo sa bene il direttore del Centro di coordinamento per la crisi, Fernando Simon secondo cui: “È molto probabile che questi dati fotografino per difetto” la situazione reale. Un dato incontrovertibile che, secondo quanto affermano media iberici, rischia di costringere i medici spagnoli a mettere in atto quanto prevede un piano elaborato da intensivisti e internisti per far fronte alla carenza di posti letto, ossia scegliere chi ricoverare in terapia intensiva e chi no in base all’aspettativa di vita. “Ammettere un ingresso può significare negarne un altro a un’altra persona che può beneficiarne di più, quindi è necessario evitare il criterio del primo arrivato”, si legge nel documento di raccomandazioni ottenuto da El Mundo, redatto dalla Società Spagnola di Medicina Intensiva e concordato con la Società Spagnola di Medicina Interna.
TERRORE A LONDRA. Situazione in evoluzione anche nel Regno Unito dove i morti sono ormai 144 e i contagiati 3297. Qui il governo di Boris Johnson, dopo una prima fase attendista, ha capito che il problema è serio e ieri ha dato una stretta inaspettata. Travolto dalle polemiche dei britannici, il primo ministro ha annunciato: “Chiediamo ai pub, ai caffè e ai ristoranti di Londra di chiudere stasera (ieri per chi legge, ndr) e, logicamente, di non riaprire domani”. “Stasera restate a casa non sentitevi invincibili. Potreste avere il virus e trasmetterlo agli altri. Quindi per favore, restate in casa: questo è l’unico modo che abbiamo di proteggere il nostro Sistema sanitario nazionale e salvare delle vite” ha concluso il primo ministro.