A costringere lʼEurotower ad agire è stata la fiammata dello spread italiano sopra i 320 punti base, livelli che non si vedevano dai tempi bui. Nella notte tra mercoledì e giovedì, la Bce ha annunciato che per contrastare la pandemia da coronavirus metterà in atto programma straordinario da 750 miliardi di euro per l’acquisto di obbligazioni dei paesi dell’Eurozona. In pratica ha lanciato un nuovo quantitative easing: Draghi docet. Alla fine anche il falco Christine Lagarde si è dovuta convincere che “tempi straordinari richiedono azioni straordinarie” e che “non ci sarà alcun limite pur di salvare l’euro”. Più o meno il concetto è, appunto, il Whatever it takes con cui il suo predecessore riuscì ad arginare la crisi italiana nel 2012.
Il pomeriggio del 26 luglio di quell’anno, dopo che il giorno prima lo spread sui titoli di Stato italiani aveva raggiunto quota 536, Draghi, in carica dall’ottobre precedente, aveva impugnato il bazooka della Bce per sostenere l’euro come mai era avvenuto. “All’interno del nostro mandato faremo qualsiasi cosa sia necessaria per preservare l’euro”, affermò perentorio. E dopo una pausa scenica aggiunse: “E credetemi, sarà abbastanza”. Gli spread di Italia e Spagna dal giorno successivo iniziarono a scendere, per non tornare più sui livelli che avevano raggiunto. Una strategia lucida, concreta, ferma. Nulla a che vedere con le posizioni altalenanti, sgangherate e foriere di incertezza della sua collega francese. Che con le sue sconsiderate parole di giovedì scorso, facendo intendere di non essere disposta a difendere la stabilità dei conti pubblici, ha provocato un vero e proprio terremoto sulle Borse europee. E facendo credere che il nostro Paese – in quel momento il più esposto agli effetti nefasti del coronavirus – potesse essere considerato territorio di conquista e sciacallaggio.
Come se non bastasse madame aveva annunciato una misura ridicola, un programma che prevedeva una spesa aggiuntiva complessiva di 120 miliardi di euro da distribuire nel corso dell’anno. Risultato: sfiducia degli investitori, aumento degli spread e crollo degli indici di borsa. Con l’annuncio di ieri e con la messa in campo del Pandemic emergency purchase programme, (Programma di acquisto per l’emergenza pandemia) un bazooka di dimensioni senza precedenti in Europa, l’Eurotower spera di riuscire a stabilizzare i mercati e abbassare i differenziali, in modo che i governi possano spendere tutto il necessario senza dover pensare a vincoli di bilancio, a diktat scellerati di burocrati vari e ridicole imposizioni che certo non possono valere in un periodo come questo. I cui effetti si vedranno per anni.
Il nuovo programma sarà accompagnato dal precedente da 120 miliardi e dal rinnovo dei 2.800 miliardi di euro di titoli già acquistati durante le precedenti iniziative prese durante il mandato di Draghi: ieri alla chiusura delle Borse le piazze Ue hanno tirato un po’ il fiato, ma per recuperare il danno fatto dalla Lagarde ce ne vorrà, tanto più che la Fed ha messo subito sul piatto interventi per 1500 miliardi, esattamente il doppio di quelli annunciati dalla Bce. Ma c’è da dire che la Banca centrale statunitense ha una mission più completa: mantenere i prezzi stabili ma anche garantire la piena occupazione; ha cioè una responsabilità generale sul “benessere” dell’economia americana mentre l’Eurotower ha un mandato più limitato, che riguarda solo la stabilità dei prezzi nell’Eurozona e la vigilanza sugli enti creditizi. Non a caso il Movimento 5 Stelle in testa, ma anche Lega e Fratelli d’Italia, ora più che mai stanno chiedendo a gran voce che vi sia un ripensamento del suo ruolo e della sua funzione.