Con l’emergenza Covid-19 che si affaccia sulla Capitale e la necessità di potenziare la sanità laziale, sarebbe lecito aspettarsi una collaborazione tra Campidoglio e Pisana. Eppure è triste rendersi conto che così non è perché mentre la prima cittadina Virginia Raggi da giorni chiede la riapertura dell’ospedale Forlanini, dalla Regione non solo rispondono picche ma addirittura la attaccano a testa bassa. “La sindaca Raggi ha la memoria corta e continua ad affermare cose inesatte” tuonano dalla Pisana aggiungendo: “Vogliamo ricordarle che la sanità del Lazio è uscita dal commissariamento solo 2 mesi fa. Rimettere a posto i conti, dopo i guasti delle precedenti Giunte Storace-Polverini è stato un percorso lungo e doloroso di razionalizzazione che ha raggiunto l’obiettivo grazie all’operato attento e minuzioso della giunta Zingaretti”. Così, afferma la nota dal Pd, “la proposta di rimettere in sesto il Forlanini per l’emergenza è una evidente sciocchezza” anzi “in queste ore appare come una inutile provocazione”. Ma c’è di più perché, abbandonando ogni bon ton istituzionale, dal Pd fanno sapere alla Raggi che “insistere sull’indicazione di strutture seriamente compromesse”, “non rende merito alla sua intelligenza e lancia messaggi fuorvianti”.
DISCO ROTTO. Come da giorni ripete la Regione Lazio, il problema sarebbe relativo a tempi e fondi tanto che, a loro dire, “per rimettere in sesto il Forlanini, come affermano gli stessi tecnici che per decenni ci hanno lavorato, servirebbero anni e molti milioni” quando “in questa fase servono strutture operative in 10 giorni”. Una posizione curiosa considerato che a lanciare la proposta di ristrutturare l’ospedale, chiuso nel 2015, non è stata la Raggi ma uno che la struttura la conosce bene perché ci ha lavorato per anni. Si tratta dell’ex primario di chirurgia toracica Massimo Martelli che, intervistato da La Notizia, ha chiarito come la sua idea non è quella di rimettere in piedi l’intero complesso da oltre 350 mila metri quadrati – come qualcuno vuole far credere – ma solo una piccola porzione, pari a 1000 metri quadrati, in cui realizzare 80 posti di terapia intensiva. Non solo. Secondo il luminare che ha rivoluzionato la medicina nel Lazio, come già sta facendo la Lombardia che addirittura sta allestendo dal niente una struttura temporanea all’interno dell’ex Fiera di Milano, i tempi non sarebbero affatto lunghi perché basterebbero una decina di giorni.
GUAI ANTICHI. Attacchi a parte, la Regione continua a far finta di non sapere da dove derivino gran parte dei guai della sanità laziale in cui si denota una carenza di posti letto e ospedali. Eppure basta riavvolgere il nastro degli anni per scoprire che i disastri affondano le radici in anni di sperperi, rigorosamente bipartisan, risolti a suon di sforbiciate poderose alla sanità durante la giunta Zingaretti. Nel 2008 i dem, all’epoca come oggi al governo della Regione, approvano un emendamento al bilancio per vendere il San Giacomo, il Nuovo Regina Margherita e il Forlanini. Una sfoltita, decisa “al fine di contribuire al disavanzo sanitario regionale”, che fino al 2014 è rimasta bloccata, seppur non revocata durante l’era di Renata Polverini in regione. Con l’arrivo di Nicola Zingaretti alla Pisana tutto cambia e parte il Piano di razionalizzazione delle sedi istituzionali seguito, dopo 12 mesi, dalla delibera numero 766 che classificava l’ex Forlanini come bene disponibile, mettendolo in vendita per 70 milioni di euro.