Egregio Presidente Giuseppe Conte, in questo momento di grave emergenza nazionale e mondiale, che non ha precedenti nella Storia recente e forse non ha precedenti tout court, mi rivolgo a lei nella sua qualità di Capo del Governo italiano. Chi le scrive è tra i suoi estimatori: ho molto ammirato la tenacia, la lucidità, la forza di carattere, la resistenza fisica, la serenità e perfino la nobiltà e l’eleganza – se queste parole hanno un senso e un significato ulteriore – con cui Lei ha affrontato giornate di enorme tensione, di supreme responsabilità e di spaventosa fatica personale.
Ritengo che il Suo governo si sia mosso nella direzione giusta, al di là di sbavature o errori minori che fanno parte dell’imperfezione di ogni cosa umana. Come si è detto da più parti, questa è una guerra, benché il nemico non sia un esercito in armi ma un’invisibile, impalpabile creatura che si riproduce nei corpi e fa strage di vite. Come in tute le guerre non volute, bisogna prima respingere l’attacco del nemico, ma nel contempo organizzare il contrattacco e progettare il dopo. Quel dopo in cui – come avviene per ogni guerra – nulla sarà più come prima. Non basta vincere sul campo di battaglia: bisogna scongiurare che le conseguenze del conflitto siano distruttive, perché alla fine si può essere tra i vincitori ma pagare la vittoria con danni così gravi da pregiudicare il futuro.
Un esempio per tutti: la Gran Bretagna fu tra i vincitori dell’ultima guerra mondiale, ma di fatto, come sintetizza lo scrittore britannico John Le Carré, “i vincitori furono l’America e la Russia, noi riuscimmo solo a sopravvivere”. Londra perse un impero di dimensioni enormi, che aveva edificato nel corso dei secoli. Mi auguro che Lei, Presidente, sia consapevole che non bisogna solo vincere la guerra contro il virus, ma bisogna salvaguardare ciò che questo Paese, questo popolo, ha costruito in 160 anni di Storia. Il patrimonio di questa Italia è di essere divenuta una delle otto maggiori potenze economiche del mondo, un Paese di fabbricanti ed esportatori, un Paese che si è fatto ammirare per i suoi successi nei campi più disparati, dalle costruzioni meccaniche al design della moda, dalla cantieristica navale al settore degli strumenti di precisione fino alla creazione di un patrimonio enogastronomico che è ammirato in tutto mondo.
Non so suggerire alcuna ricetta, non pretendo di avere alcuna formula magica per realizzare una doppia vittoria, ossia sconfiggere la pandemia e preservare l’invidiabile posizione competitiva del nostro Paese. Però so con certezza che qualunque possa essere la strategia, essa sarà sostenuta non solo da un popolo dotato di inventiva e tenacia come pochi, ma anche da un popolo che in questa emergenza, come in tutte le emergenze del suo passato, ha riscoperto di essere una nazione, di avere un’identità forte, di possedere una natura che direi eroica.
Lo abbiamo visto in questi giorni in cui l’intera nazione è stata confinata in casa – misura senza precedenti nella Storia delle democrazie -, quando la gente dai balconi, dalle finestre, si è unita nel cantare l’inno nazionale e nel ringraziare le truppe che eroicamente si battono sul campo, ossia medici, infermieri, organizzatori, forze dell’ordine, protezione civile, uomini delle istituzioni. Finalmente, dopo anni di lacerazioni sociali e politiche, nessuno sui balconi si è chiesto se il suo vicino di casa fosse della Lega o del Pd, del Movimento 5 Stelle o di Fratelli d’Italia, pro Europa o contro l’Europa. Tutti hanno cantato insieme, con un unico animo di fratellanza.
Questa ritrovata unità nazionale è un patrimonio enorme, è una forza dirompente, è un grande esercito pronto a marciare, che ci può condurre a ricostruire tutto ciò che andrà inevitabilmente distrutto e anche di più, così che la nostra generazione possa lasciare ai nostri figli almeno quanto i nostri padri hanno lasciato a noi.
Ci pensi, Presidente, pur nei suoi gravosi impegni dei giorni presenti, ci pensi nelle more di questa guerra del coronavirus, e agisca in un’ottica proiettata al futuro. Questa generazione e le generazioni a venire le saranno grate. Che il Cielo sia con Lei e con noi. Viva l’Italia.