Ormai lo abbiamo capito che ci vorrà tempo prima che la vita politica dell’Italia torni alla normalità. Del resto la pandemia da covid-19 ha costretto tutti ad un passo indietro, incluse le Giunte dell’intero Parlamento che da oltre una settimana hanno sospeso tutte le convocazioni già programmate e si preparano ad un lungo stop. Il primo a chiederlo è stato il presidente della Giunta per le autorizzazioni della Camera, Andrea Del Mastro Delle Vedove (nella foto), che spiega a La Notizia di aver inviato una richiesta di slittamento dei lavori di 30 giorni all’indirizzo del presidente della Camera, Roberto Fico, a cui non sarebbe arrivata alcuna risposta. Tuttavia da fonti della presidenza precisano che non è stata presentata alcuna richiesta bensì una comunicazione di stop dei lavori, che pertanto non richiede replica. Non solo.
L’istanza è in accordo con quanto già disposto da Montecitorio che ha sospeso tutti i lavori dei vari organismi non attinenti all’emergenza coronavirus. Uno stop necessario visto che il Parlamento è concentrato esclusivamente nel contrasto dell’epidemia. Tuttavia su diversi fascicoli al vaglio della Giunta per le autorizzazioni, aleggia l’ombra della prescrizione. Che potrà essere scongiurata solo dai pm qualora, caso per caso, ritenessero di chiedere la sospensione dei termini o meno.
LUNGO STALLO. Quel che è certo è che di lavoro, la Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio ne ha ancora parecchio. Così quando tutto tornerà alla normalità, l’agenda si riempirà di procedimenti rimasti nel congelatore, alcuni da ben prima dello scoppio dell’emergenza covid19. Tra quelli di lungo corso, la richiesta di autorizzazione all’uso delle intercettazioni a carico dell’ex Pdl Antonio Marotta. Negli ultimi mesi le riunioni della Giunta sul caso, la cui prescrizione si avvicina facendo riferimento a fatti del 2015, si sono tutte concluse con rinvii. All’ex Udc, poi passato a Forza Italia e, in ultimo, ad Ncd, la Procura di Roma contesta, tra i vari, il reato di traffico di influenze illecite, in concorso con Raffaele Pizza, perché “sfruttando relazioni esistenti con pubblici ufficiali non individuati” i due si sarebbero fatti consegnare da un imprenditore circa 50mila euro prospettando di poter intervenire in favore della sua società per farle vincere un appalto Consip.
Tra i casi più recenti, invece, c’è quello sui 49 milioni di euro della Lega spariti nel nulla e per i quali si ipotizza un’operazione di riciclaggio. Per questo gli inquirenti genovesi hanno chiesto alla Camera l’autorizzazione per perquisire la sede e gli uffici della srl Boniardi Grafiche, di cui è amministratore il deputato leghista, Fabio Massimo Boniardi, che a dicembre, quando è scattato il blitz, ha dichiarato domicilio nell’azienda, sbarrando il passo alle Fiamme gialle che ora dovranno attendere a lungo prima che il caso torni in Giunta.