“Ho chiamato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, abbiamo discusso della situazione relativa all’epidemia di coronavirus e abbiamo parlato di che aiuto supplementare possiamo dare all’Italia. Abbiamo concordato di tenere una videoconferenza al più presto (oggi pomeriggio, ndr) per discutere più nel dettaglio cosa si sta facendo e cosa possiamo fare di più”. Queste le parole della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ieri durante un incontro con la stampa a Bruxelles.
BASTONE E CAROTA. Finalmente l’Europa s’è desta dal torpore che l’ha caratterizzata nelle ultime settimane mentre l’Italia stava – e sta combattendo – con la più grande emergenza degli ultimi cinquant’anni. Anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, fa sapere di aver contattato Conte per parlare “della situazione straordinaria che sta affrontando l’Italia”, che, da parte sua, conferma che “dal colloquio è emersa piena condivisione su un rafforzato coordinamento europeo e interventi di tipo economico e regolamentare”. È evidente che la linea di un approccio coordinato europeo sia l’unica strada da perseguire e i rappresentati delle istituzioni Ue se ne stanno rendendo conto. Meglio tardi che mai? Forse, certo non basterà al nostro Paese lo sforamento del rapporto deficit/pil – i 7.5 miliardi richiesti dal governo italiano sono solo l’inizio -, le misure da mettere in campo devono essere ben più coraggiose. E sostanziose.
Ma soprattutto niente “scherzi”: nonostante l’emergenza coronavirus, è stata infatti calendarizzata, con un’accelerazione del tutto inopportuna, l’approvazione finale del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) per il prossimo 16 marzo. Contro il cronoprogramma, come prevedibile, si sono scagliati i 5 stelle e l’opposizione. “Il prossimo Eurogruppo sul Mes va rinviato. L’emergenza Covid19 cambia qualsiasi priorità in Europa e non consente che impegni di così grande portata come il Mes siano cambiati in modo sbrigativo mentre il quadro di riferimento muta assai più rapidamente e con un forte potenziale di instabilità. Affrontare e superare l’emergenza è un compito politico prioritario e vitale per tutti gli Stati. Non ci convincevano già i tentativi precedenti che volevano riformare il Mes senza inserirlo nemmeno in un pacchetto di riforme che includesse l’unione bancaria, non ci convincono tanto meno i tentativi attuali in una fase già molto più insicura.
Poiché sul pacchetto di riforme non ci sono stati passi avanti, nessuno sbilanciamento può giustificarsi in favore del Mes”. È quanto affermano in una nota i deputati del MoVimento in Commissione Esteri alla Camera. Molto critici anche i tre leader del centrodestra Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani che ieri mattina hanno incontrato il premier Conte a cui si sono appellati per “imporre” lo stop alla sottoscrizione del Mes.