Chi l’ha detto che soltanto in Italia la politica sia sinonimo di ricchi contributi. Anzi, dopo il decreto-Letta sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, come sappiamo, a Roma non sono poche le forze politiche che non se la passano proprio alla grande. Musica diversa, invece, si respira a Bruxelles dove, per il 2020, stando al report da poco pubblicato sui siti istituzionali, il Parlamento europeo distribuirà, tra fondazioni e partiti politici, la bellezza di circa 65 milioni di euro. Nel dettaglio – e secondo le tabelle ufficiali – parliamo di circa 44,2 milioni per i partiti rappresentati nell’arco europarlamentari e di poco meno di 21 milioni per le fondazioni che pure godono di lauti contributi.
SOLDI A PIOGGIA. Ma partiamo dai partiti. Per quanto precisato dalle direttive comunitarie, il 10% del finanziamento è ripartito in parti uguali tra le varie forze che, facendo domanda, soddisfano i requisiti minimi (tra le altre cose, ogni partito deve essere rappresentato al Parlamento europeo da almeno 1 deputato; deve aver sede in uno Stato membro; i suoi partiti affiliati devono essere rappresentati, in almeno un quarto degli Stati membri, “da deputati al Parlamento europeo o da deputati ai parlamenti nazionali, ai parlamenti regionali o alle assemblee regionali, oppure esso o i suoi partiti affiliati devono aver ottenuto, in almeno un quarto degli Stati membri, come minimo il 3% dei voti espressi in ognuno di tali Stati membri alle ultime elezioni europee”). Il restante 90%, invece, è ripartito in proporzione al numero di deputati eletti al Parlamento europeo che sono membri del partito.
È bene precisare, però, che a inizio anno viene assegnato un contributo provvisorio (prefinanziamento), che può essere confermato o meno nel corso dell’anno in base all’approvazione delle relazioni annuali dei partiti da parte dell’Ufficio di presidenza del Parlamento europeo. Al di là dei dettagli, però, oggi noi sappiamo che il Partito Socialista, entro cui ritroviamo il Pd, il partito del presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, percepire ben 9 milioni di euro. Un piccolo salto indietro rispetto agli 11,4 del 2019. Perdono quota anche i Popolari (Ppe) – entro cui ritroviamo Forza Italia di Silvio Berlusconi – che, pur rimanendo il gruppo più foraggiato con 11,1 milioni, devono dimenticarsi gli oltre 15 milioni dell’anno precedente.
Molto distanti tutti gli altri. A cominciare dal Partito di Identità e Azione entro cui milita la Lega a cui andranno “solo” 3,9milioni di euro, stessa identica quota riservata ai Verdi europei. Poco distanti, invece, i Conservatori e Riformisti (3,6 milioni) entro cui ritroviamo Fratelli d’Italia con Raffaele Fitto quale rappresentante più noto in Europa. Meglio, invece, va ai Liberali di Alde (al cui interno non troviamo rappresentanti italiani) che godranno di benefici per oltre 5 milioni.
PURE LE ASSOCIAZIONI. Come detto, però, c’è spazio anche per le fondazioni. E anche qui, ovviamente, il legame con questo o quel partito è diretto e, anzi, dichiarato. Ma in alcuni casi il legame è anche, per così dire, “interno”. Alla fondazione “Identità e Azione” che richiama direttamente il nome del partito filo-leghista andranno, ad esempio, circa 2,5 milioni. Ebbene, nel direttorio siede l’ex ministro e salviniano di ferro, Lorenzo Fontana. Discorso simile per Ied (Institute of European Democrats), a cui andranno 448mila euro, il cui presidente è l’ex leader della Margherita Francesco Rutelli.