“La situazione è disastrosa, i numeri crescono di giorno in giorno in modo molto preoccupante, con delle proiezioni che davvero non fanno ben sperare, con numeri che non sappiamo se la sanità lombarda oggi sia in grado di reggere”. Tanto chiaro quanto nero il quadro tracciato dal consigliere regionale M5S in Lombardia Dario Violi. Anche l’ultimo bollettino di ieri, d’altronde, disegna una situazione che resta profondamente drammatica. “Alcuni medici ci dicono, e ce lo avevano detto anche nei giorni scorsi, che a breve si troveranno purtroppo a dover scegliere a chi dare la priorità negli ammalati”.
In che senso?
Ci saranno ammalati che avranno la precedenza e invece altri che, nonostante l’urgenza, può darsi che debbano mettersi in coda. Sono già stati predisposti voli e trasferimenti anche in ospedali di altre regioni per i malati gravi non affetti da coronavirus. Purtroppo in questi anni si è investito troppo nella sanità privata che in questa fase, e fino a qualche giorno fa, sostanzialmente è rimasta a guardare mentre il pubblico si dava da fare.
Crede che il colloquio tra Regione e Governo sia stato proficuo?
C’è stato un problema di ascolto da parte dello Stato, perché già due settimane fa la Regione, ma non solo, e la quasi totalità dei sindaci della Lombardia, avevano chiesto misure molto stringenti ed erano preoccupati per il loro territorio; da Roma era arrivata invece una risposta molto blanda e la serrata è arrivata solo nella notte tra sabato e domenica. La Regione ha fatto polemica e lo Stato non ha voluto ascoltare.
Fontana ha definito il nuovo decreto “pasticciato”. Cosa ne pensa?
Per me che Fontana abbia definito il decreto “pasticciato” è illogico e ingiusto. È la prima volta nella storia del nostro Paese che si interviene con misure così drastiche. È chiaro che quando si fanno le cose in emergenza tutto è sempre opinabile, ma è il lavoro delle istituzioni dovrebbe essere quello di collaborare.
Sono state diverse le ricostruzioni sulla “fuga di notizie” che ha scatenato il panico pochi giorni fa a Milano. Per alcuni l’indiscrezione sarebbe arrivata dal Governo, per altri proprio dalla Giunta lombarda…
Tanti giornalisti, persone che conosco e che ho incontrato, ritengono, ognuno per la sua fonte, che qualcuno lo abbia mandato in giro, qualche bozza sia stata mandata da Regione Lombardia, altre addirittura dai Sindaci, altri direttamente da Palazzo Chigi. Penso però che sia vergognoso quello che è successo: bisogna intervenire e trovare i colpevoli perché non esiste mettere nel panico una Regione da 10 milioni di abitanti.
Crede che questa drammatica emergenza possa cambiare il rapporto tra sanità pubblica e privata?
Per anni sono stati tagliati decine di migliaia di euro alla sanità: se oggi ci troviamo al collasso è dovuto soprattutto a questo. Sono stati tagliati gli ospedali periferici perché si diceva che erano inefficienti, che i numeri non li giustificavano, e l’emergenza oggi è partita proprio da un ospedale di periferia dove le risorse umane si danno un gran da fare, ma purtroppo non sono supportate perché spesso le infrastrutture sono vecchie i macchinari non sono adeguati. C’è, dunque, una questione importante di risorse da assegnare a cui si aggiunge la questione di redistribuzione delle risorse.
Tra privato e pubblico?
Esatto. Il fatto che la sanità privata non abbia contribuito a dovere, se non ora in questa fase dove c’è stata un’esplosione totale, ed il fatto che Regione Lombardia abbia fatto sì che più della metà della sanità sia gestita a livello privato, ha portato a questa situazione. Va rivisto tutto un paradigma a livello di investimenti pubblici, perché in questi giorni vediamo il paradosso di autostrade vuote e ospedali al collasso e siamo appena all’inizio. Questo ci dovrebbe dare la dimostrazione del fatto che abbiamo investito in strade spesso inutili dimenticandoci degli ospedali e di servizi pubblici, che ad oggi non riescono a dare risposta ai cittadini e che si trovano magari a dover scegliere chi far morire o chi soccorrere per primo. Questa situazione è inaccettabile e dovrebbe aiutarci a ragionare e capire che da domani deve succedere tutto il contrario. La sanità pubblica ha dato una risposta rapida ed efficiente, mentre quella privata è rimasta a guardare imbrigliata nelle questioni burocratiche. Non sono contrario al privato. Anzi, se si tratta di un’eccellenza è ottimo. Ma non può prendersi i meriti della sanità pubblica senza esserne al fianco in queste situazioni. Deve, invece, far parte del sistema sanitario.