“Erdogan non difende i propri confini ma cerca di estenderli secondo un piano espansionistico neo-imperialista da lui stesso più volte enunciato e volto alla sostanziale ricostruzione dell’impero Ottomano. Un folle e anacronistico progetto che mira a propagare l’influenza politica ed economica turca, anche manu militari, in Medio Oriente, nel Nord Africa e nei Balcani”. Non usa mezzi termini il senatore e capogruppo M5S in Commissione Esteri, Gianluca Ferrara in merito all’ultima aggressione del “sultano nero” sui profughi siriani e sulla Siria, “in aperta violazione del diritto internazionale. Ma questa volta è andato anche oltre”.
Perché?
Stavolta lo ha fatto a sostegno di Al-Qaida attaccando l’esercito di Assad che cerca di liberare il Paese dai terroristi. Come se non bastasse, per estorcere il sostegno europeo a questo disegno criminale, il duce turco usa cinicamente le masse di profughi come arma umanitaria contro l’Ue, in particolare conto la Grecia colpevole di aver posto il veto a un documento Nato che esprimeva sostegno all’aggressione turca.
E l’Europa?
L’Ue ha la gravissima colpa di essere stata troppo accondiscendente e tollerante verso un personaggio pericolosissimo che non si ferma dinanzi a niente pur di ottenere quel che vuole.
Secondo lei alla fine Bruxelles cederà alle minacce turche anche con nuovi finanziamenti?
Temo di sì ma spero di no. Sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico. Oltre ai 6 miliardi regalati a Erdogan per gestire i profughi di una guerra civile che lui stesso ha alimentato sostenendo i ribelli jihadisti, l’Europa dal 2002 ha elargito ad Ankara oltre 10 miliardi per finanziare i progetti di adeguamento della Turchia in vista del suo ingresso nell’Ue, nonostante questa assurda ipotesi sia stata da tempo accantonata.
Alla fine, però, Turchia e Russia hanno alla fine raggiunto un accordo sul cessate il fuoco da questa mezzanotte…
L’accordo raggiunto grazie alla mediazione russa, ennesima dimostrazione della forza diplomatica di Mosca e della debolezza diplomatica dell’Europa, è un passo molto importante. Ci auguriamo che la Turchia questa volta rispetti gli impegni e li faccia rispettare ai miliziani jihadisti che controlla, diversamente da quanto accaduto con gli accordi di Sochi del 2018. Questi, siglati sempre da Erdogan e Putin, prevedevano l’impegno turco a garantire il ritiro e il disarmo dei ribelli jihadisti a Idlib, cosa che non è mai successa, anzi, i ribelli jihadisti si erano rafforzati ed erano passati all’offensiva, provocando la reazione militare di Damasco.
La Turchia resta, però, uno dei maggiori acquirenti di armi dall’Europa. Lei ieri ha ricordato che il ministro Di Maio ha avanzato la proposta di un embargo militare nei confronti di un leader che ha pericolose mire imperialistiche. Che fine ha fatto quella proposta?
Lo scorso ottobre si era scelto di fermare l’export di armi verso la Turchia a livello di singoli governi europei, perché la trafila formale necessaria per arrivare a un embargo europeo avrebbe allungato i tempo vanificando l’immediatezza dell’intervento. Oggi penso che basterebbe che i leader europei annunciassero la volontà comune di imporre un embargo comunitario per far capire a Erdogan che nemmeno l’Europa scherza, per usare i suoi toni da bullo.
Non potrebbe cominciare, unilateralmente, l’Italia a bloccare il commercio militare con la Turchia? Il rischio altrimenti è che passa l’immagine di un Paese – e di un governo – che butta la palla in calcio d’angolo lavandosene le mani…
L’Italia lo ha già fatto. Abbiamo bloccato la concessione di nuove autorizzazioni all’esportazione di materiali d’armamento italiani verso la Turchia, sospendendo anche le forniture autorizzate in passato ma potenzialmente utilizzabili nelle operazioni in Siria. La procedura non è semplice, ci sono molti ostacoli, dovuti ai limiti dell’attuale normativa italiana in materia, la legge 185 del 1990, che infatti il Movimento 5 Stelle intende superare con la riforma a mia prima firma che sta iniziando il suo esame al Senato.