ArcelorMittal e i commissari dell’ex Ilva hanno sottoscritto oggi il pre-accordo che prevede la modifica del contratto di affitto e acquisizione per rinnovare il polo siderurgico di Taranto e la cancellazione della causa civile avviata a Milano. Secondo quanto prevede l’impegno, il gruppo indiano si impegna “ad impiegare” alla fine del nuovo piano industriale “2020-2025” “il numero complessivo di 10.700 dipendenti”. Nell’istanza di accordo si indica il “31 maggio 2020” come termine per trovare un accordo coi sindacati per utilizzare anche la Cigs fino al raggiungimento della “piena capacità produttiva”.
Le parti, inoltre, si impegnano a favorire anche la ricollocazione dei dipendenti rimasti all’amministrazione straordinaria. Il contratto di affitto modificato prevede AM InvestCo possa esercitare il recesso, con una comunicazione da inviare entro il 31 dicembre 2020, nel caso in cui non sia stato sottoscritto il Nuovo contratto di investimento entro il 30 novembre 2020. “A pena di inefficacia dell’esercizio del diritto di recesso”, AM InvestCo dovrà versare ad Ilva “una caparra penitenziale di 500 milioni di euro”.
“Il negoziato avvenuto da novembre 2019 non ha visto alcun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. Alla luce dei contenuti appresi, riteniamo assolutamente non chiara la strategia del Governo in merito al risanamento ambientale, alle prospettive industriali e occupazionali del Gruppo”. E’ quanto affermano i vertici nazionali di Cgil, Cisl e Uil e Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm commentando la firma dell’accordo. “A questa incertezza – aggiungono – si somma una totale incognita sulla volontà dei soggetti investitori, a partire da ArcelorMittal, riguardo il loro impegno finanziario nella nuova compagine societaria che costituirà la nuova AMinvestco”.
“Nei fatti – concludono i sindacati – il pre-accordo prevede una fase di stallo da qui alla fine del 2020 per quanto riguarda le prospettive e l’esecuzione del piano industriale. Tutto questo arriva dopo due anni di ulteriore incertezza, particolarmente rischiosa per una realtà industriale che necessita invece di una gestione attenta e determinata. A ciò si somma una congiuntura sfavorevole del mercato dell’acciaio”.