Basta inquinamento. Basta morti a causa dell’Ilva. Mentre sono in corso le ultime delicatissime trattative per un accordo tra l’amministrazione straordinaria dell’acciaieria, il Governo e ArcelorMittal, finalizzato a evitare la fuga del colosso franco-indiano e a far ripartire il polo siderurgico, il sindaco dem di Taranto ha rotto gli indugi. Rinaldo Melucci ha firmato un’ordinanza intimando ad ArcelorMittal e ad Ilva in amministrazione straordinaria di individuare gli impianti interessati dai “fenomeni emissivi” dannosi per la salute, che si continuano a registrare, e di eliminare “gli eventuali elementi di criticità e le relative anomalie entro 30 giorni”.
Un vero e proprio ultimatum. Il primo cittadino tira dritto. E specifica che qualora “siano state individuate le sezioni di impianto oggetto di anomalie” e “non siano state risolte le criticità riscontrate”, vengano avviate e portate a completamento “le procedure di sospensione/fermata delle attività”. Un possibile ostacolo nella già difficile trattativa. Ma su un tema, quello della salute dei tarantini, su cui Melucci non è disposto ad accettare compromessi e ulteriori rinvii.
LA DIFFICILE PARTITA. L’accordo tra ArcelorMittal e amministrazione straordinaria, a cui lavorano da tempo il premier Giuseppe Conte e il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli, decisi a evitare l’annunciato addio del colosso franco-indiano e un pericoloso contenzioso, sarebbe intanto stato quasi raggiunto. L’intesa, che prevede la modifica del contratto di affitto e acquisizione per rinnovare il polo siderurgico con base a Taranto e la cancellazione del procedimento avviato davanti al Tribunale di Milano, sarebbe infatti stata raggiunta. Tanto che ieri alcune fonti legali sostenevano che gli atti sarebbero stati firmati già oggi dalle parti, ma il Ministero dello Sviluppo economico ha invece fatto sapere che non è prevista alcuna firma in settimana. La formalizzazione dell’intesa, salvo ulteriori rinvii e improvvisi ripensamenti dell’ultimo minuto, dovrebbe arrivare così la settimana prossima e comunque non oltre il 6 marzo, data della prossima udienza.
L’ADDENDUM. Per quanto riguarda nello specifico l’addendum con le variazioni al contratto, come era già emerso la settimana scorsa, il documento è stato già redatto con tanto di impegni presi dal Governo, dall’ex Ilva e dal gruppo franco-indiano. ArcelorMittal, in particolare, si è impegnata per un aumento di capitale, che verrà poi sottoscritto da Palazzo Chigi a fine novembre, e ha anche assicurato di procedere a breve al rinnovo totale dell’Altoforno5 e alla realizzazione del forno elettrico, in linea con quel piano industriale green, un vero caposaldo dell’accordo preliminare firmato al Palazzo di Giustizia di Milano il 20 dicembre scorso anche dall’amministratore delegato di Mittal, Lucia Morselli, oltre che dai tre commissari.
Dopo le firme delle parti si passerà quindi a quelle che sono state definite le “iniziative formali”, tra cui il deposito al giudice civile Claudio Marangoni delle “iniziative di rinuncia”. Da un lato Mittal, rappresentata tra gli altri dagli avvocati Romano Vaccarella e Ferdinando Emanuele, ritirerà in tal modo l’atto di citazione con cui aveva annunciato il recesso dal contratto, e dall’altro i commissari dell’ex Ilva ritireranno il ricorso cautelare d’urgenza col quale avevano contrastato l’addio della multinazionale, annunciato ai primi di novembre. Il Conte 2 dovrebbe essere così riuscito nell’impresa. Tutelando salute e lavoro. Per uno sviluppo verde di Taranto.