Febbraio doveva essere il mese dei vitalizi. Tanto al Senato quanto alla Camera. In questo mese, infatti, erano state fissate le date per la decisione dei rispettivi organi di competenza – Consiglio di Giurisdizione a Montecitorio e Commissione contenziosa a Palazzo Madama – sui quasi 2mila ricorsi presentati dagli ex onorevoli tra le due Camere. E invece la parola “fine” a questa incredibile querelle potrebbe arrivare solo dal ramo presieduto da Roberto Fico. Il Consiglio di Giurisdizione – costituito da Silvia Covolo (Lega), Stefania Ascari (M5S) e dal presidente Alberto Losacco (Pd) – si riunirà oggi a Montecitorio e potrebbe, ma il condizionale è d’obbligo, emettere la sentenza (di primo grado, impugnabile al Collegio d’Appello) sui ricorsi contro i tagli alle pensioni degli ex deputati arrivati con la delibera che nel 2018 ne ha disposto il ricalcolo contributivo retroattivo. Stabilendo se il provvedimento che porta la firma proprio del presidente Fico è legittima. O, se saranno i ricorrenti a spuntarla, torneranno i vecchi vitalizi d’oro per tutti.
PALAZZO MADAMA ASSENTE. In questo incredibile tourbillon, però, a pesare è soprattutto l’impasse del Senato. Palazzo Madama, infatti, avrebbe dovuto pronunciarsi lo scorso 20 febbraio. Niente di fatto: decisione rinviata. Ma dopotutto, nel corso degli ultimi mesi, come documentato puntualmente da La Notizia, il ramo parlamentare guidato da Maria Elisabetta Alberti Casellati è stato protagonista di continui stop&go da cui non si capisce se si sia ripreso o meno. Mentre infatti la Camera ha esaminato un’enorme massa di ricorsi, circa 1.100, senza scatenare polemiche o sospetti di possibile connivenza, al Senato è accaduto in pratica di tutto. Dopo i conflitti d’interessi che hanno investito la Commissione contenziosa, il Movimento Cinque Stelle ha chiesto l’azzeramento della Commissione. Strada impraticabile secondo la Casellati che, però, sotto la pressione della piazza, ha invitato i “giudici” del Senato ad un passo indietro proprio alla vigilia della manifestazione a Roma dello scorso 15 febbraio, patrocinata dallo stesso Movimento, che ha visto scendere in piazza circa 10mila attivisti e cittadini per chiedere lo stop al ritorno dell’odiato privilegio.
Risultato? Per evitare polemiche e accuse di conflitto d’interessi, il presidente della Commissione contenziosa, Giacomo Caliendo, ha chiesto di astenersi dal giudizio sui ricorsi. Ma la sua richiesta è stata bocciata da Luigi Vitali, presidente del Consiglio di garanzia del Senato, chiamato a esprimersi sulla situazione del senatore (e collega) forzista. A questo punto per sottrarsi alla decisione sui ricorsi degli ex a Caliendo resta solo l’opzione delle dimissioni. Che sembra, però, avere già escluso. Finita qui? Certo che no. Nel frattempo a chiedere di astenersi sono stati anche i due membri laici della Commissione l’ex procuratore di Terni Cesare Martellino e l’ex presidente dell’unione camere penali di Frascati Alessandro Mattoni. E ora sulla loro richiesta dovrà pronunciarsi proprio Caliendo. Insomma, un caos incredibile che, per ora, rimanda a data da destinarsi la decisione sui vitalizi al Senato, che potrebbe quindi essere battuto sul tempo dalla Camera. E se dovesse riconoscere il taglio come assolutamente legittimo, sarà ancora più difficile per il Senato – per quanto organo autonomo in virtù dell’autodichia – giustificare una decisione di segno contrario. Con l’aggravante che, a quel punto, i dubbi di conflitto d’interessi sarebbero ancora più forti. Staremo a vedere.