Il Governo non torna indietro su Quota 100, la misura pensionistica che Italia viva chiede espressamente di cancellare, mentre anche nel Pd si sentono critiche e a difenderla restano solo i Cinque Stelle. A fare il punto è stata ieri la ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone ai microfoni di Rai Radio Uno. Quota 100 – ha detto – resterà in vigore per il triennio di sperimentazione come previsto e soltanto dopo si potrà pensare a qualche correttivo, come ad esempio la correzione verso quota 101. “Per noi – ha detto – Quota 100 resta, è importante e ci teniamo a mantenerla in piedi. Si potrà eventualmente valutare se portarla a Quota 101, ma sono valutazioni preliminari. Il trenino di prova di quota 100 rimane dov’è”.
DALLA PARTE DEI GIOVANI. Arrivando all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar del Piemonte, la Dadone ha poi aggiunto che “Quota 100 è importantissima. Le precedenti leggi, in particolare quella Fornero, sono state troppo pesanti a livello di sostenibilità per il Paese e hanno bloccato l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, in particolare nella pubblica amministrazione. Per questo deve rimanere fermo il triennio di sperimentazione, che è utilissimo. Poi, se ci saranno ulteriori valutazioni da fare, si faranno. Per il momento però trovo giustissimo mandare le persone in pensione a un’età equa”.Attualmente, ricordiamo, Quota 100 prevede che si possa anticipare l’accesso alla pensione rispetto ai requisiti di anzianità (cioè dei contributi versati) o di vecchiaia (la propria età), lasciando il lavoro a 62 anni con almeno 38 anni di contributi.
TFR VELOCE AGLI STATALI. Dadone ha quindi spiegato che il ministero della pubblica amministrazione è a lavoro per dare attuazione all’anticipo del Tfs-Tfr dei pensionati pubblici. C’è un decreto “che dovrebbe chiudersi in tempi abbastanza celeri” e un accordo quadro da fare con le banche, ha spiegato. “L’intento è riuscire ad avere un tasso di interesse talmente basso da permettere con la detrazione un costo quasi nullo per il cittadino”. Si tratta di dare attuazione al cosiddetto Decretone che consente di ottenere tramite prestito bancario almeno una quota della liquidazione, per un massimo di 45 mila euro.
MENO LEGGI E BUROCRAZIA. Per la ministra c’è però un’altra priorità, soprattutto per far funzionare la macchina dello Stato, e si tratta della burocrazia. “Le leggi – ha detto – sono tante e complicate e si accavallano. Per semplificare bisogna andare a incidere su quelle esistenti e sistemare ciò che già c’è, per limare e consentire un’attuazione che sia la più completa possibile”. Per la Dadone, dunque, è urgente fare passi avanti, ma non più nella direzione sbagliata. “Negli anni – ha ricordato – ogni volta che arriva un nuovo ministro vuole rifare interventi non di semplificazione ma di legiferazione. Però più si legifera più si accumula. In tema di appalti è importante mantenere il bilanciamento tra le esigenze di velocizzare le procedure e la legalità”.