Accordo in vista sul salario minimo, storica battaglia del Movimento cinque Stelle, di recente rilanciata dalla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo. Il nodo resta quello della soglia minima, che potrebbe scendere da nove euro a otto o persino sette e mezzo, ma questo si vedrà al rush finale. Giovedì prossimo è previsto un incontro che potrebbe risultare decisivo e confermare quanto già prospettato nella proposta originaria proprio della Catalfo, dando validità erga omnes alla parte salariale dei contratti collettivi nazionali di lavoro maggiormente rappresentativi. “Al contempo – ha detto ieri la stessa ministra – “si definirà un parametro certo e oggettivo sotto al quale la paga oraria minima non potrà scendere. Sempre a questo proposito la maggioranza ha anche ragionato sull’ipotesi, da portare all’attenzione del Mef, di introdurre una forma di detassazione dell’incremento di salario determinato dal rinnovo dei Ccnl”.
A definire il quadro e mettere sui giusti binari questa riforma “rivoluzionaria” per il mercato italiano è stato l’esito dell’incontro di ieri al ministero. ”Sul capitolo pensioni – ha proseguito la Catalfo – si è ragionato sul dare vita ad un percorso condiviso e organico che tenga insieme la pensione di garanzia per giovani e lavoratori discontinui, la flessibilità in uscita e la difesa del potere d’acquisto dei pensionati, oltrechè strumenti di incentivazione della previdenza complementare. Fra gli altri temi affrontati ci sono stati la non autosufficienza, la tutela del lavoro autonomo e la disciplina dell’equo compenso per la quale si partirà dalla mozione di maggioranza già approvata alla Camera e dai ddl depositati dai parlamentari. Oggetto del tavolo sono stati anche occupazione, formazione, riforma degli ammortizzatori sociali e creazione dell’osservatorio del mercato del lavoro. È lungo questa strada che dobbiamo continuare”, ha concluso la Catalfo.
I NODI. I problemi però restano. Sul salario minimo i sindacati, una vota tanto, si sono schierati sullo stesso fronte di Confindustria, non apprezzando l’impostazione dei grillini. Temono la rigidità imposta dalla soglia minima di nove euro uguali per tutti. Preferiscono di gran lunga che vengano fissati dei parametri generali lasciando poi alla contrattazione fra le parti il compito di fissare i contenuti. Inoltre la delegazione del Pd ha presentato la sintesi delle proposte messe a punto nel conclave di Rieti di metà gennaio. Si parla di parità salariale uomo-donna, equo compenso e formazione continua dei lavoratori. E più avanti potrebbe esserci anche un “tagliando” al decreto dignità.