C’è chi dice no. Ed è sempre lui: Matteo Renzi. Ma questa volta la storia ha un lieto fine. Il leader di Rignano è in aula al Senato ad attendere che la seduta cominci: all’ordine del giorno c’è il decreto Intercettazioni. L’ex premier ha il tempo di farsi un selfie con alcuni senatori di Iv, tra cui Donatella Conzatti, che i rumours indicano in uscita dalla creatura renziana. “In Aula puntualissimo ad aspettare che inizi la seduta. Con un pensiero affettuoso a tutti quelli che hanno detto che per sciare saltavo i lavori parlamentari”, scrive. Peccato che la seduta ritardi – o meglio ancora slitti al giorno successivo, cioè oggi – perché i suoi uomini hanno deciso ancora una volta di tenere in fibrillazione il governo. L’ultimo passaggio in commissione Giustizia del testo prima dell’approdo in aula (non è escluso che si ricorra alla fiducia) avrebbe dovuto trascorrere senza grandi intoppi. Ma qualcosa va storto.
SLALOM CONTINUO. No, non è il solito tentativo di cancellare la riforma Bonafede sulla prescrizione. La maggioranza si inchioda – a causa di Iv – su un emendamento presentato dal senatore Pietro Grasso (Leu, nella foto). Che recepisce una recente sentenza della Cassazione e mira a consentire l’utilizzo delle intercettazioni anche per reati diversi da quelli per cui erano state disposte ma limitandone l’uso solo per quei reati per cui è prevista la possibilità di utilizzarle. Iv si oppone, nonostante il testo – si narra – sia il risultato di un accordo siglato in una riunione di maggioranza la scorsa settimana, alla presenza del senatore renziano Giuseppe Cucca. Che a La Notizia smentisce però questa versione dei fatti: “Io da subito ho detto che non andava bene, che andava rivisto”. “Noi votiamo la fiducia su dl Intercettazioni come chiesto dal governo. Per cambiarlo serve il consenso di tutti. Chi forza a colpi di emendamenti spacca la maggioranza”, dichiara Davide Faraone di Iv.
Tra i primi sponsor della proposta Grasso c’è il M5S. “Come ministro della Giustizia sento l’esigenza di dire che non può assolutamente essere depotenziato uno strumento fondamentale come le intercettazioni”, dichiara Alfonso Bonafede. La commissione Giustizia viene sospesa più volte per consentire alla maggioranza di riunirsi. Se l’emendamento andasse ai voti potrebbe finire 12 pari, se Cucca di Iv votasse con le opposizioni. Con relativa bocciatura della proposta di modifica dell’ex presidente del Senato. Alla fine dell’ennesimo vertice viene presentato un nuovo emendamento del relatore, Michele Giarrusso, che riformula quello di Grasso che viene ritirato. “C’è un nuovo testo: abbiamo trovato un equilibrio ragionevole”, dice il sottosegretario alla Giustizia Andrea Giorgis.
MEDIAZIONE RAGGIUNTA. “Ci va bene il testo di Bonafede uscito dal Cdm o un testo che rispetti la sentenza della Cassazione, non capiamo perché ci si intestardisca su altro”, insistono fonti di Iv. “Non convenire su un testo scritto insieme sarebbe inspiegabile”, commenta il dem Franco Mirabelli. Gongola, per il ritiro dell’emendamento Grasso, Renzi: “Ora giuridicamente e tecnicamente si sta cercando un accordo”. E l’accordo alla fine si trova. “Con una piccola modifica da noi avanzata e accolta”, ci conferma Cucca. Il testo del relatore stabilisce che le intercettazioni disposte per un processo non possano essere utilizzate in procedimenti diversi da quelli nei quali sono stati disposti, salvo che risultino indispensabili per l’accertamento di delitti per i quali è obbligatorio l’arresto in flagranza o per reati molto gravi. Il subemendamento che mette tutti d’accordo introduce una restrizione procedurale nel senso che tali intercettazioni devono non solo essere “indispensabili” ma anche “rilevanti”.