Ostenta sicurezza, Matteo Salvini e si dice fiducioso sull’esito del processo che lo attende a Catania per la vicenda Gregoretti: “Non ho commesso reato sono tranquillo”, chiarisce il leader della Lega, ma le grane giudiziarie per lui non finiscono certo col voto del Senato di mercoledì. La Giunta per le autorizzazioni a procedere di Palazzo Madama si appresta infatti ad esaminare un’altra richiesta di autorizzazione a procedere a suo carico, stavolta dal Tribunale dei ministri di Palermo, ancora per presunti reati legati al controllo dell’immigrazione. Il caso è quello della Open Arms, la Ong spagnola che nell’agosto 2019 raccolse 161 naufraghi in tre diversi interventi nel Mediterraneo. L’imbarcazione rimase in mare in attesa di un porto di sbarco ben 19 giorni – tra il primo e il 20 agosto del 2019 – proprio nei giorni in cui si consumava la crisi di governo, che poi ne avrebbe decretato la caduta, fra gli allora alleati Lega e M5S.
Sia l’Italia – su input di Salvini – che Malta negavano il porto di approdo finché la nave decise di avvicinarsi a Lampedusa, entrando nelle acque territoriali italiane e a quel punto, per far sbarcare i profughi, fu necessario un ‘blitz’ a bordo del Procuratore capo di Agrigento in persona, Luigi Patronaggio, con due medici che constatarono la insostenibile situazione sanitaria. Scattò, dunque, il sequestro della nave e, di fatto, la necessità di far scendere a terra i migranti. Anche in quest’occasione i giudici ritengono l’ex ministro dell’Interno responsabile di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, e anche stavolta il leader della Lega tira in ballo la corresponsabilità del presidente del Consiglio Giuseppe Conte; ma, come sottolineato dalle giudici del Tribunale dei ministri, il premier per tre volte chiese all’ex titolare del Viminale – lo testimoniano le mail – di far sbarcare almeno i minori.
Le giudici del Tribunale dei ministri di Palermo hanno anche ricordato che lo stesso Salvini aveva formalizzato il suo diniego a Conte assumendosi la responsabilità politica mentre gli allora ministri Elisabetta Trenta, alla Difesa, e Danilo Toninelli, alle Infrastrutture, non vollero reiterare il divieto di ingresso dopo l’annullamento del Tar. Fu a quel punto che Patronaggio, che iscrisse nel registro degli indagati Salvini. Il fascicolo, per competenza, approdò poi alla Procura di Palermo, dove il procuratore Francesco Lo Voi ha sposato la tesi del suo collega di Agrigento, dando ampio credito all’accusa di sequestro di persona nei confronti dell’ex ministro dell’interno. In poche parole, dopo il via libera del Senato, il processo sulla Gregoretti tornerà in una procura che si era già espressa per l’archiviazione della posizione di Salvini, mentre invece se i senatori il 26 febbraio lo manderanno a giudizio sulla Open Arms, allora il procedimento sarà in mano ad una procura che ha ritenuto più delicata la posizione dell’ex ministro. Che entro il 17 febbraio dovrà inviare in giunta la sua memoria difensiva.