Cresce la preoccupazione per le sorti dello studente egiziano di 27 anni, iscritto a un master dell’Università di Bologna e attivista per i diritti Lgdt, arrestato in Egitto nei giorni scorsi. Patrick George Zaki, è stato fermato all’aeroporto del Cairo nella notte tra giovedì e venerdì scorsi. Il ragazzo, secondo quanto ha riferito Amnesty International, è un attivista per i diritti delle persone Lgbt ed era rientrato in Egitto per una visita alla sua famiglia che si trova a Mansoura. Zaki sarebbe stato accusato, ha riferito sempre Amnesty, di “diffusione di notizie false, incitazione a proteste, tentativo di rovesciare il regime, uso dei social media per danneggiare la sicurezza nazionale, propaganda per i gruppi terroristici e uso della violenza”.
“Purtroppo, nelle ultime ore, – ha detto l’europarlamentare del M5S e vicepresidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo – arrivano notizie drammatiche dall’Egitto: l’attivista egiziano Patrick George Zaki, studente di 27 anni dell’Università di Bologna, è stato arrestato dalle autorità egiziane al Cairo. Secondo i suoi legali, nelle 24 ore intercorse dall’arresto al trasferimento in una struttura di detenzione a Mansoura, a 120 chilometri dalla capitale, il giovane sarebbe stato ‘picchiato, sottoposto a elettroshock, minacciato e interrogato su diverse questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo’”.
“Secondo quando spiegato dalle autorità – aggiunge l’esponente M5S -, l’arresto è avvenuto in esecuzione di un mandato di cattura emesso nel 2019, del quale Zaki non era a conoscenza. Questo è un fatto gravissimo, e lo è per due ragioni: anzitutto, non si conoscono i motivi che hanno portato all’arresto di Patrick. Di quale colpa sarebbe reo? Inoltre, le parole rilasciate dai legali del ragazzo mi lasciano davvero sgomento: un trattamento del genere è francamente disumano. Chiediamo il rilascio immediato di Patrick e che il governo egiziano renda note le circostanze che hanno portato all’arresto: noi non permetteremo che ci sia un nuovo caso Regeni. Dobbiamo agire adesso, prima che sia troppo tardi”.
Anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, tramite l’ambasciata d’Italia al Cairo, segue da vicino e sin dal primo momento il caso. Lo riferiscono fonti della Farnesina. L’Italia ha chiesto l’inserimento della vicenda all’interno del meccanismo di “monitoraggio processuale”, coordinato dalla delegazione dell’Unione Europea sul posto, che consente ai funzionari delle ambasciate Ue di monitorare l’evoluzione del processo e presenziare alle udienze. L’Italia continuerà a seguire il caso sia in coordinamento con i partner internazionali che attraverso gli altri canali rilevanti.