La recente decisione di Facebook (annunciata dallo stesso proprietario e CEO Marc Zuckerberg) di continuare a non operare fact-checking sulle dichiarazioni dei politici nei loro post a pagamento sta creando molta polemica ed ampio dibattito negli Stati Uniti (prossimi alle elezioni presidenziali) e non solo. Anche perché si associa alla decisione di mantenere la più che controversa pratica del microtargenting per gli spot politici (cioè indirizzare i messaggi di propaganda politica ad un gruppo di elettori/consumatori altamente profilati quindi con uso estensivo di informazioni personali di ciascun utente).
Nell’insieme si ritiene che il social dominante la Rete accetti deliberatamente di diffondere informazioni false sul tema delicatissimo della contesa politico/elettorale e non si assuma (né alcuno sia in grado di fargli assumere) la responsabilità di tutto ciò. Questo è un fatto difficilmente contestabile e su questo assunto taluni (soprattutto tra i critici dell’attuale Presidente USA, da George Soros – che ne ha fatto un tema di grande dibattito al recente meeting di Davos – allo scrittore e regista Stephen King che ha lasciato rumorosamente Facebook in questi giorni) pensano che il social di Zuckerberg possa, nei fatti, aiutare di nuovo Trump nella sua campagna elettorale come, sempre secondo i critici, aveva fatto clamorosamente in quella nel 2016.
La questione, a ben vedere, va al di là dello stesso pur importantissimo esito delle Presidenziali USA 2020 e tocca il rapporto tra Rete (o meglio, questa Rete) e democrazia. Un tema enorme, addirittura filosofico e morale ma che , alla fine, gira intorno a una questione centrale molto prosaica: la responsabilità dei gestori delle piattaforme che non è un tema filosofico o morale ma essenzialmente economico. Una qualche forma di responsabilità per i contenuti che veicolano le piattaforme è rifiutata sistematicamente dai gestori (per evitare di pagare gli eventuali danni) ma che se si vuole evitare il diluvio di “fake news” e tutto ciò che ne consegue è, ad oggi, l’unica soluzione possibile: il resto, è appunto solo polemica politica.