“Nessuno può mettere il Pd in un angolo”. Nicola Zingaretti alla direzione del partito indica il percorso dem dei prossimi mesi, chiarisce ruolo e obiettivi della forza che guida, dice la sua sul governo ma, soprattutto, rimette in riga i suoi detrattori. Ovvero Matteo Renzi. Brucia lo strappo consumato da Iv sulla prescrizione, su cui Pd M5S e Leu, giovedì sera, hanno raggiunto un’intesa. Il no di Renzi ha spalancato le porte agli scenari più diversi: dall’uscita di Iv dal governo per un appoggio esterno fino all’ipotesi di un’Iv pronta a impallinare l’esecutivo per chiedere un nuovo assetto e la verifica di una nuova maggioranza.
L’ex premier respinge tutto: “Noi non ce ne andiamo ma se ci vogliono cacciare, ce lo dicano”. Zingaretti va giù duro: “Chi piccona il governo si colloca in una posizione ambigua, politicamente insostenibile”. Perché, si chiede Zingaretti, “il veto assoluto non è stato posto ad agosto quando trattavamo sul governo? Nessuno pensi di allungare in soluzioni improvvisate la legislatura, allungandone la vita in uno stato puramente vegetativo”. Renzi, indomito, ha continuato a spargere sale sulle ferite: “Se sul citofono del Nazareno c’è scritto ‘Marco Travaglio’ questa è una mutazione genetica, dal riformismo al giustizialismo”. Il governatore del Lazio non ci sta: “Sulla prescrizione si è fatto un enorme passo in avanti.
Bonafede ha stravolto la posizione di partenza. Se a volte si dice che si attacca il Matteo sbagliato, qualcuno è ossessionato e ha attaccato il partito sbagliato”. Zingaretti, con una punta di cattiveria, allude a Iv come una forza che “stenta assai nel radicamento sociale” e da cui, dice, non è disposto ad accettare “lezioni di riformismo”. Il Pd, dice il suo segretario, è l’unica forza che può fare da perno in una coalizione alternativa alle destre. Lo scenario è orientato a un bipolarismo centrodestra- centrosinistra: “Sta a Renzi decidere una sua bussola strategica. Non c’è spazio per una posizione intermedia”. La chiamata alle armi contro Salvini e le destre include anche i 5Stelle: ‘‘Il Pd non ha alcuna intenzione di essere onnivoro e lucrare sulle difficoltà altrui”, dice Zingaretti, secondo cui “il M5S oggi è in un travaglio che fa intuire il pericolo di una disgregazione”.
L’invito ai grillini è a non fare, come in Emilia e in Calabria, dove hanno deciso di ballare da soli. “Non si lasci – dichiara il governatore – ancora da solo il Pd a combattere contro le destre”. Le prossime elezioni avranno portata nazionale. Zingaretti ribadisce che crede fermamente nel governo: ma ora è il momento di fare le cose, non c’è più tempo. E allora: piano per il lavoro, semplificazione dello Stato, investimenti verdi e digitalizzazione, scuola, ricerca, sanità. Infine il segretario traccia la strada che porterà il Pd al congresso. Che sarà sulle idee e non sui nomi.
Si parte il 22 febbraio con una assemblea nazionale (con l’elezione di una presidente donna), poi la direzione per scrivere il regolamento del congresso e l’avvio delle 10 mila assemblee, almeno una per ogni comune. Obiettivo: raccogliere proposte da tutta la società. L’appuntamento di piazza potrebbe partire da Firenze. A fine aprile l’assemblea conclusiva con tanto di manifesto per l’Italia. La città toscana è il capoluogo di una delle regioni che andrà al voto la prossima primavera. Ma è anche la città di riferimento di Renzi. Chissà che quella di Zingaretti non sia anche una provocazione.