Sul salario minimo, una delle battaglie storiche del Movimento 5 Stelle, in Parlamento si è perso anche troppo tempo. Il disegno di legge presentata dall’attuale ministro del lavoro, Nunzia Catalfo (nella foto), è rimasto impantanato tra una serie di urgenze a cui ha dovuto far fronte il Governo giallorosso e la presidenza della Commissione rimasta vacante fino a ieri, quando al posto della Catalfo è stata finalmente nominata la pentastellata Susy Matrisciano. Con il risultato che l’Italia su tale fronte è agli ultimi posti in Europa, come certificato sempre ieri dall’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Ue. Ai 5S non è servito altro per riprendere una delle parole guerriere: subito la nuova norma. E basta con un esercito di sottopagati.
IL DATO. In base ai dati diffusi dall’Eurostat in Francia il salario minimo è fissato in 1.539 euro al mese, in Germania in 1.584, in Spagna in 1.050 e in Belgio in 1.594. Tanto per citare alcuni casi. In Italia invece una legge ancora non c’è. La proposta dell’attuale ministro Catalfo è rimasta bloccata nella palude parlamentare. “Non possiamo restare indietro rispetto al resto dell’Unione. Dobbiamo agire al più presto, a livello nazionale ed europeo, affinché i lavoratori italiani non siano più lavoratori di serie B in Europa e possano finalmente avere la garanzia di un compenso adeguato al lavoro svolto”, ha subito dichiarato l’europarlamentare pentastellata Daniela Rondinelli.
E a sostenerla sono intervenuti i deputati M5S in Commissione lavoro alla Camera. “Siamo decisi a sostenere ogni iniziativa del ministro Catalfo – hanno specificato – per evitare che continuino ad esistere salari da fame che non garantiscono la dignità del lavoro. Solo in questo modo possiamo assicurare a chi lavora in Italia la possibilità di sostenersi e non lasciare il proprio Paese alla ricerca di un futuro migliore altrove”. La stessa Catalfo ha così precisato che, visti anche gli attuali 5 milioni di lavoratori poveri, la nuova legge non può subire ulteriori rinvii. Una priorità.
IL PUNTO. I 5 Stelle dovranno ora trovare un’intesa con il Pd, che durante il Governo gialloverde aveva presentato due differenti proposte in materia. Mentre il disegno di legge Catalfo prevede la soglia di 9 euro lordi come compenso minimo, il primo disegno di legge dei dem fissava la soglia a 9 euro netti. Ma poi, dopo la vittoria di Nicola Zingaretti alle primarie, il partito aveva corretto il tiro e depositato in commissione Lavoro un nuovo provvedimento a prima firma Tommaso Nannicini, senza cifre, ma con l’obiettivo di rinviare tutto a un’apposita commissione da istituire presso il Cnel, con i tempi lunghi che si possono immaginare. “Il 6,3% dei rapporti di lavoro attivi nel 2017, ha detto pochi giorni fa l’Istat – ha dichiarato la Matrisciano a dicembre a La Notizia – si configura come low pay job, in quanto registra un salario orario inferiore a 7,50 euro”. Ora con la Catalfo al Ministero del lavoro e la Matrisciano alla presidenza della Commissione tutto dovrebbe essere più semplice.