Rivedere le regole Ue che fissano i vincoli per i conti pubblici dei Paesi dell’Eurozona per dare maggiore slancio alla crescita e agli investimenti: questo è il nuovo orientamento della Commissione europea, che ha completato l’esame del Patto di stabilità e crescita e ieri mattina ha presentato un documento per aprire il dibattito con gli Stati membri e decidere in che direzione andare. “E’ assolutamente una notizia positiva soprattutto perché viene dalla Commissione, cioè dall’organismo operativo della politica economica europea. E dal punto di vista politico è un segnale importante perché vuol dire che la via riformista paga”.
È molto ottimista su questa possibile svolta anti austerity dell’Ue l’economista Giulio Sapelli. “Si sta prendendo coscienza che la deflazione (diminuzione del livello generale dei prezzi che genera un incremento del potere d’acquisto della moneta, ndr) è un pericolo per i profitti delle imprese e per l’occupazione, e poi credo abbia influito la situazione sociale, sia in Francia che in Germania, dove pochi giorni fa la cancelliera Angela Merkel ha incontrato gli agricoltori e sono stati stanziati alcuni miliardi per l’agricoltura: hanno ripreso la via degli aiuti di Stato. E in Francia il tecnocrate francese Macron è stato fermato, la popolazione è scesa in piazza per manifestare, dando un segnale di partecipazione importante e trasversale, dalle ballerine dell’Opera ai medici, dalla borghesia alla classe operaia. L’Europa ritorna a diventare un terreno di scontro sociale e questo inevitabilmente porta ad un ripensamento della politica economica europea”.
Ma in Italia questa presa di coscienza c’è?
“Anche qui ci sono dei sommovimenti, in Italia poi la situazione è ancora più grave perché noi abbiamo vissuto una grande delusione nei confronti dei governi che si sono succeduti, le persone sono scoraggiate, si vive in una sorta di anomia. Le politiche economiche degli ultimi trent’anni sono state tutte sbagliate, hanno ucciso la speranza. E anche i corpi intermedi sono stati colpiti, le organizzazioni sindacali non rappresentano più un contraltare”.
Il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha lanciato la consultazione tra gli Stati membri e le parti sociali sulla riforma della governance economica della Ue e ha annunciato che la Commissione non intende precludere gli investimenti pubblici ai Paesi con debito molto elevato come l’Italia. Sono solo promesse o ci sarà questa svolta?
“Questo è ciò che aspettavamo da anni, penso che non siano solo promesse: il clima è cambiato e Gentiloni è una persona seria, tutto ciò che ha detto ha poi mantenuto. Fra Moscovici e Gentiloni c’è una differenza abissale. Come italiani dovremmo essere orgogliosi di averlo in un ruolo chiave, ci sono momenti in cui è necessario abbandonare le appartenenze politiche. Il Paese ha bisogno di coesione, solo se un paese è unito può pesare in Europa. Anche perché il pericolo è che i paesi debitori finiscano nelle mani dei cinesi, l già la Grecia e il portogallo sono finite sotto l’influenza della Cina”.
Gli obiettivi del Green Deal, le misure utili a favorire gli investimenti verdi, sembrano essere imprescindibili. Che ne pensa? è questa il futuro?
“Se Green Deal vuol dire far perdere migliaia di occupati nell’industria automobilistica è chiaro che non è una soluzione percorribile. È necessaria una transizione verso l’economia circolare: piuttoisto che di investimenti verdi io parlerei di economia circolare che ha come obioettivo la sostenibilità, che va dall’industria petrolifera alle industrie di servizi. E deve essere una cosa graduale senza che ne siano danneggiate le fasce più deboli”.